Le rondini si scrivono nel cielo –
volanti ideogrammi della sera
segni d’una lingua pioniera
che il mondo già parlava
in nostra assenza.
(Da Essere transitivo, LietoColle 2017)
Le rondini si scrivono nel cielo –
volanti ideogrammi della sera
segni d’una lingua pioniera
che il mondo già parlava
in nostra assenza.
(Da Essere transitivo, LietoColle 2017)
Sarà un incidente banalissimo:
un quadro appeso storto nell’ingresso,
il bicchiere che cade e si rovescia
sulla tovaglia bianca di bucato.
Sarà uno schizzo,
uno scatto imprevisto e immotivato.
Qualcosa di diverso.
Di spropositato.
Sarà come voltarsi all’improvviso
e vedere un totale sconosciuto
là dove poco fa c’era il tuo viso.
(Da Il pianto dell’aragosta, Edizioni d’If 2015)
Nella rarefatta abitudine
del tuo solitario silenzio,
penserai che dell’energia
scomposta del mondo, a te
non arrivino che gli scarti più inutili,
i pezzetti indigesti della bolgia tumultuosa,
la spazzatura, diciamo, è questo che ingoi.
(da Altri Echi, Ensemble Edizioni 2020)
Vorrei trattenerli per intero, ora, i ponti
interminabili di agosto, le sagome indistinte
di urla fuori dalle scuole, gli archi
spalancati sulle piazze, il riposo dei cortili
per lui che mai del tempo ha fatto scorta
e quello speso dietro a un farsi e disfarsi
di giorni chiamarlo per nome, ritrovare
nel suo farmi battaglia d’allora
lo spiraglio oltre il silenzio di adesso.
(Da La città che ti abita, Empirìa 2017)
Abbiamo difeso la nostra infanzia
in un pugno di casupole bianche
tufo aggrappato al dorso della roccia
esposto al passaggio delle stagioni.
L’abbiamo difesa in una stanza
riscaldandoci al fuoco serale
che riaccende questi volti come faceva
con le facce dei nostri padri.
Altri, invece, tentarono la sorte
attratti dalla grandezza della valle;
violarono il cuore delle foreste
che li sedusse col palpito del verde
e rubò la vita a uomini e animali.
(Da Terra di mezzo, Raffaelli 2015)
in fin dei conti
potrei descriverla così
un velcro che si stacca
e riattacca, fino a quando
la presa cederà
e resterà solamente
l’apparente profondità di chi
ha sempre scambiato
questo gravoso incespicare
per un buffo inconveniente
la vita, detto questo
resta un inestimabile scarto
tra l’afferrare
e il mascherare
ciò che si è
da ciò che si è
(Da Verso Walden, autoprodotto 2018)
Dalla terrazza panoramica
la cicatrice orizzontale
delle coltivazioni
orizzonte irregolare che non prevede animali,
binari, lucernari
riflessi nel moto che s’impregna del vuoto,
l’accozzaglia del tessuto urbano
e
nuove specie di parassiti circolanti
la verticalità in vetrocemento.
(Inedito)
piccole esplosioni . rendono il cuneo più sicuro .
la truffa del pedone \\\\\\\\ una risposta inattesa contro
i malanni di stagione [e un’ossessione mai sfumata da allora]: ma
sul punto non c’è accordo – dove ciò che
viene reso visibile )))) trivelle sovrapporte lapilli fibule
falde narici . il difforme sgominato, o mettere a repentaglio ;;;;;
in un primo momento “il lavaggio del cervello” – nelle mani
di burattinai . feti da fagocitare :immagini e:
immaginari << inghiottiti dalla saracinesca >> . pandemie
di graffi e acque ghiacciate . fratture frastornanti – orografie
piene zeppe di riverberi __ a un passo
dalla rovina . dispensano ardue vacuità / per non destare sospetti !
le sue varianti (ad esempio i chiostri dove si annidano eccedendo
graffi e artifici) abbastanza ribaldo da aizzare la teppaglia …..
lascia fare tranquillamente ,,,, l’approdo alla lettera ,,,, nella
pratica = così tenero da : frenare i fenomeni e consentire
un impiego (diffuso) dovuto alla carenza di materie prime
(Inedito)
ad A.M.
Tu che mi guardi,
che mi raccomandi di non fare tardi,
provocami la fede, cospargi
di baci nobili i miei giorni di luce
elettrica, dimmi chi sono,
da dove vengo.
Se il mio futuro è un tuono
o un faro spento.
(Da Tutte le luci accese, Ladolfi Editore 2018)
vincere l’oriente – piccola –
è il costo del tramonto
alla roulette dei mondi –
nessun colpo deviato ha
l’universo – nell’orbita
degli astri – e se noi siamo
fatti di calcio – ferro –
come le centrali nucleari
delle stelle – in atomi
ritornati a quei lucenti
o spenti spazi siderali –
sarà il moto perenne a dare
il colpo – a quel che resta
di noi dormiente – nelle culle
– stellari –
(Da Gli amori terreni 2009-2012, Edizioni L’Obliquo 2016)