Martina Piermarini, Annegala, impastala alla terra che ti creò e sarai intera

(annegala, impastala alla terra che ti creò e sarai intera
genuflessa sui tuoi grembi appena schiusi
rattoppati alla meglio e dilatati come la pupilla
pancreatica di un vitello da latte
Tutto ciò che eri è stato impresso
nel solo punto del diagramma troppo chiaro\\\\\\\\
per il pizzo nerastro dell’inchiostro
il bianco trefolo insettivoro in cui le viscere digeriscono la luce
spicchio a spicchio filo anello confine
l’algoritmo senza risposta pensato nella lingua dei delfini
il gozzo ruminante della memoria pura)

Luce che filtra dagli infissi come un avverbio dalla lunga coda
sprofondato ventre
memoriale di un occhio materiale inabissato nelle acque
Annusa il labbro petto – mano – orecchio – (la metà santa
del mio dolore)
C’è un serrato battere di setacci mutevoli ortaggi lanterne
candelabri sventrati a catena
correnti filamenti puri—purificazioni ripetizione della formula
– io mi spoglio –
spogliata come antro di caverna fuoriesco al bianco imbavagliato
pannello giorno e notte
notte e giorno proteggi i bambini non far respirare loro il
tuo fumo
(seppellisci il tuo grigiore nella terra bigia) Muta

 

(Da Interferenze alla luce, Italic 2014)