Mi mancano le mani, quelle che ho visto, alla gipsoteca,
Calchi lisci e puliti, placidi e tranquilli di pietre antiche.
Mi manca il tenero abbraccio, la presa estranea sulla mia costola,
Il tocco impresso sul mio torso nudo, schermato dal freddo.
Mi mancano le braccia della madre, la culla della carne che mi tiene il collo.
Mi manca il palmo che prevede, le mani chiromanti del narratore:
Le linee sono lunghe, i segni sono buoni, diceva.
Mi restano le mie due mani, la magra coppia che mi è stata data.
Non riesco a distinguere la mia destra dalla mia sinistra, sembrano sorelle.
Perché ho una sola testa? È tutto quello che avrò?
Mi rimane il contorno del pensiero di un tocco,
Mi rimane l’ombra di un abbraccio su una superficie retroilluminata,
Mi rimane la presa dei pixel, uno sciame di vespe che mi trascina il torso attraverso
la griglia,
Mi rimane il palmo che rispecchia la carne del mio viso,
La copia di un occhio bendato nella mia mano,
Le mie nocche per giocare, dico io.
(Da AA. VV., Lonely at the party, a cura di Camilla Mazzocato e Martina Citarella Correa, Adriatico Book Club 2020)