Ivan Crico, Làsaro

Làsaro

Covért de sangue e pòlvar
ma vìu, Làsaro garzonet che te surtisse
de la bonbardada sepultura
de Alèpo. Ancòi
che la pàissa la par senpre
più luntana, ancòi che in don
’n’antro putel al à menà cun sì
la morte de là del cunfìn.
L’ora del giòldar ta l’ora più suturna
la se muda, ’ntant che l’ sigo de le sirene
de le anbulanse l’inpina al vènt.

Lazzaro

Coperto di sangue e polvere / ma vivo, lazzaro bambino
che esci / dal sepolcro bombardato di aleppo. // ora che la tregua
appare sempre / più lontana, ora che in dono / un altro bambino ha
portato / la morte al di là del confine. // l’ora della gioia nell’ora /
più buia si trasforma, mentre / il suono delle sirene / delle autoambulanze
riempie l’aria

 

(Da Seràie, Cofine Edizioni 2018)

Michela Gorini, no, non è vero che eravamo madri

no, non è vero che eravamo madri
non è vero che sono nata da te
sì, mi hai donato silenzio per vedere
sei stata figlia solo figlia

avevi paura sì,
non hai potuto dimetterti
dai suoni le urla i rumori lo strappo
dalle mutazioni gli uomini il tuo posto

vorrei dirti che amerei saperti sulla terra
ti ho reso schiava – io
tu hai voluto nascere al mio mondo
ti sei appoggiata col tuo gusto

hai paura
mi adori
hai paura
mi adori

 

(Inedito)

Giorgio Casali, Proprio all’inizio dell’autunno

«… Puzzi già d’inverno, la tua pelle,
i tuoi vestiti …»: così mi dici
e non è neanche il ventinove di settembre.

Sarà la fine che mi s’attacca sempre,
il letargo che ho d’inverno ma inoltrato
fin dal giorno in cui sono nato.

 

(Inedito)

Simone Burratti, Storia di una fine

1.
Non so dove stiamo andando, mentre proviamo a salvare
qualcosa. Le luci afferrano gli occhi con la stessa fretta delle
frasi automatiche.
“Ti amo piú di ogni altra cosa al mondo.”
“Anch’io.”
Strade poco memorabili di una città che non ci ospita. Pentimenti,
promesse e compromessi. Non sono felice.
2.
Non è bastato lasciare andare la vita, vivere cosí. Le contraddizioni
vengono sempre a galla. E dimmi che adesso è tutto
diverso, di nuovo. Che era la rabbia, o che ti sembra una cosa
troppo bella.
I tuoi cambiamenti improvvisi rimangono impressi piú di
quanto sia giusto. Dal telefono o qui, lontani come sembriamo.
3.
Sono stato peggio ogni volta che ho promesso,
che mi sono fermato a guardare una cosa diversa,
con questi stessi occhi che sanno allontanarsi
e decidere per me, quando voglio,
se voglio fare male.
4.
Le dinamiche del vero amore. Ci diamo tutto come fosse
niente, ma se poi qualcosa non va bene ritorniamo subito su
ogni posizione.
I soldi, i fatti, i pensieri dedicati: una memoria di ferro. Diciamo
di noi, come se fosse di altri: è stato un investimento
sbagliato.
5.
Gli ultimi tempi ti vestivi sempre meglio di me. Potevo solo
guardarti. Facevi altro e alla fine andavi via, dopo i giusti avvertimenti.

Tutto previsto e accettato. Ma io volevo solo le tue mani,
dammi quelle mani. Le piccole abitudini sono più importanti
di tutto quello che abbiamo perso.

 

(Da Progetto per S., Nuova Editrice Magenta 2017)

Francesco Di Lorenzo, Tu vuoi, dillo, fargli perdere la calma

Tu vuoi, dillo, fargli perdere la calma, stizzirlo. Rendere
nervoso e irritato qualcuno, in una parola, indispettire.
Queste continue lamentele hanno irritato i professori, sei contento?
Un sapone che irrita la pelle e infiamma una parte del corpo
può incidere sui nervi di qualcuno, renderlo nervoso e indurlo ad avere
una reazione collerica, per così dire. Arrabbiata.
Mentre infiammarsi è detto di una parte del corpo.
Oppure urticante, che causa, che irrita, che innervosisce con il suo comportamento.
Con la tendenza ad infiammarsi causa una certa irascibilità o permalosità
propria di alcuni organi e tessuti. In biologia l’irritabilità è la proprietà delle cellule animali
o vegetali di reagire vivacemente agli stimoli.
D’altro canto, una notificazione irrituale è un atto processuale che
non è conforme alla procedura stabilità dalla legge. Spesso è inconsueto.
Nel 1957 il soggetto in esame si irritava facilmente ed era spesso
infiammato, sia alla gola che alla pelle.

 

(Da Composizioni, silloge inedita 2018)

Davide Lucantoni, Andare a tentoni

(andare a tentoni e chiamarli gesti, fare
cose nel frattempo, ma farle in tempo se
il tempo è la sintassi di uno svolgimento
che sta tra cosa ti sfugge e se te ne accorgi)

 

(Da Eccesso di forma, Arcipelago Itaca 2018)

Michele De Virgilio, Nei miei viaggi

Ho toccato mani, maniglie, cani.
Mani che toccavano maniglie,
maniglie a forma di mani.
Magliette, maglioni, travi.
Trote che nuotavano come triglie,
treni in cui ho perso le chiavi.
Scafi, scafandri, dadi.
Mani che afferravano bottiglie,
bottiglie scolate negli stadi.
Seni, guance, bocche.
Bracciali attaccati alle caviglie,
occhi da trovare nelle brocche.
Nelle mie mani i microbi
di migliaia di ere.

 

(Da Tutte le luci accese, Ladolfi Editore 2018)

Andrea Lanfranchi, Un mattino piccolo

il sole affiora sulle rocce e scova gli uomini, giù in basso
densi tra le case
in un mattino piccolo di un giorno qualunque
come un dio minore trovare la luce che incanta
gli occhi, incagliare in un’ombra di passi
è nelle valli la vita tra questi monti dove i vecchi
hanno la loro tana come i tassi e le donnole vispe
e le pietre cambiano colore nell’arco del giorno e il vento
è una sfinge e abbandona chi ascolta e resta muto
di fronte al suo vessillo
cosa cercate voi sul dorso dei giganti? – cosa vi spinge
nella fatica di salire per poi cedere alla stanchezza?
c’è un’erba magra qui tra questi sassi, e una terra dura
e rugginosa e lucertole e serpi che serrano le pupille
come lame
solo ciò che vedi è nel buio tra i boschi che ammantano
le pareti, e questo è quanto basta per chi sale e si sporge
oltre la vita: camminare e non altro, divenire ciò che si è
e nulla di troppo

 

(Da La voce obliqua, Arcipelago Itaca 2018)

Sergio Gallo, L’argironeta

Come il ragno palombaro
con tele argentee tesse
campane subacquee
dove intrappolare
diafane bolle d’aria
necessarie per vivere

così appeso sott’acqua
nell’osmotica tana
attende di catturare avannotti, efemere
e nuovi frammenti
di sogni possibili

(Da Corvi con la museruola, LietoColle 2017)

Gianfranco Corona, Eva

Insaziabile carezza
di te ho protetto il sorriso
quando la notte
risuona a stento
a ribollire gli umori
dissacrati
e tu silenziosa
pronta a sradicare
gli amori falliti
urlando
il dolore della carne
nelle connessioni brutali
che diavoli terreni
calpestano ogni momento
in un vuoto di tenerezza
ti perdi
ma il tuo risorgimento
fortifica il battito d’ali
nel riprenderti
l’aria assoluta

 

(Inedito)