sotto le coltri soffici seguivamo il trascorrere delle stagioni, le foglie
erano le stesse, non cambiava quel senso di sconforto
quando qualcosa cessava – fosse un sogno o una vita
nessuno si poneva le domande
che oggi irrompono e ci spezzano i vetri
i giorni passavano lenti e senza noia, noi
con gli occhi bene aperti a guardare fuori
da lontano perlustravamo i perimetri dei continenti
ne seguivamo il contorno con il dito
cercando di essere attenti
ad ogni insenatura di costa, alle faglie che da quaggiù
si vedono anche ad occhio nudo
non speravamo di essere lontani
non c’era sogno che potesse distoglierci
dal contemplare quell’orizzonte buio, il suo sfumare lieve
nel punto di sutura tra terra e cielo
(Da Cronache dell’Antiterra, Oédipus 2018)