Tutto questo rumore umano che ti canto
è il dolore bambino dei giorni nel sorriso
da rivista, col rossetto ora mi parli sicura
dei treni e hai la mano a coprire la luce del
viaggio, dei baci alla fronte nel segreto delle vie.
Io faccio tutto per dirti, per chiamare lo spicchio
di sole sui tuoi occhi e penso sia fisso in te
il bene che si muove per il mondo.
Come ti chiudi a tenere il reggiseno nel volo
dell’acqua o sui balconi dove si svolge una
solitudine che non senti ma spaventa,
spaventa chiunque, anche gli altri (ed erano molti)
a buttare il dolore dalle ringhiere, e sporti
anche noi, amore, in questo alveare guardiamo
insieme la partita, ora io sono tornato,
ma forse è più importante la partita, non rimane
altra metafisica, neanche la finzione
della risposta, della domanda:
«ti disturba questa storia?»
«No, aspetto ancora tutto il tempo. E poi dopo, altro tempo, per abbracciarti. Tu rilassati Ti porto qualcosa, qui sul balcone, un’insalata di mare Ma divertiti, guarda la partita, ché ha ripreso a piovere, e c’è un silenzio perfetto, non dobbiamo annaffiare il giardino, si sta bene così oggi, i bambini sono a scuola, dopo magari, più tardi, sarebbe bello fare l’amore».
(Da La consolazione della poesia, a cura di Federica D’Amato, Ianieri Edizioni 2015)
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