Gian Ruggero Manzoni, Il mio gallo

Il mio gallo da combattimento
ha già causato la morte di Michail,
di sua moglie Kostantina, del figlio,
del cognato, della nonna materna,
del vicino di casa, del pope, dell’oste
( … di quello grasso, di nome Ivan).
Il mio gallo da combattimento
è rosso e nero, ché di porpora sangue
pare incappucciato.
Forte di sperone, colpisce e falcia
in nome mio.
Egli è l’aquila che non ho mai posseduto,
la tigre che mio zio mi aveva promesso,
l’assassino, che sono stato.
A lui mi rivolgo cantilenando:
“Vivi con dignità, stendi le piume,
innalza la cresta e fuggi ogni genere
di cultura, così colpirai senza remore
quando ne verrà l’occasione.”
Al che mi guarda e becchetta ironico:
“Barbaro sarò per te, come la vendetta
è il compendio dell’ateo
o dell’impotente.”
Poi ride, e m’invita a scommettere.

 

(Inedito)

Gian Ruggero Manzoni, Albe di una morte

L’opera d’arte che contenga
lucida teoria o concetto dimostrato
è come l’oggetto sul quale si appone il prezzo
di cui lo sconto diviene possibile
non certo l’aumento.
Impossibile tornare all’Origine
e a quella precisa e figurale dissolvenza.
Ora il profilo non può essere netto
sgranato è il codice del poeta
sbriciolata l’iscrizione del pittore.

Il lutto di ciò che si è perduto
grava da secoli.
I sedimenti, i fossili e gl’inchiostri
creano del mondo un altro mondo
così che la vita non è il frutto
di un sol giorno, ma di settimane
mesi, anni
e di infinite maternità
che l’artista porta nel grembo.

Lo stile è in rapporto con l’anima
e con le tappe della vita,
con quelle creature dell’acqua e
dell’aria, con quei simboli
di attraversamenti e passaggi,
con quelle sedimentazioni e
quelle architetture diafane
che corrono sul respiro.
Albe di una morte
che rappresenta l’onda e il vertice.
Un soffio di energia
rimasto incastonato nel metallo.

(Inedito)