Bertolt Brecht, Frühling 1938

Frühling 1938

Heute, Ostersonntag früh
ging ein plötzlicher Schneesturm über die Insel.‎
Zwischen den grünenden Hecken lag Schnee.
Mein junger Sohn holte mich
zu einem Aprikosenbäumchen an der Hausmauer
von einem Vers weg, in dem ich auf diejenigen mit dem Finger deutete‎
die einen Krieg vorbereiteten, der
den Kontinent, diese Insel, mein Volk, meine Familie und mich
vertilgen mag. Schweigend‎
legten wir einen Sack
über den frierenden Baum.

*

Primavera 1938

Oggi, domenica di Pasqua, presto,
un’improvvisa tempesta di neve si è abbattuta sull’isola.
Tra le siepi verdeggianti c’era neve.
Il mio giovane figlio mi ha portato
verso un piccolo albicocco presso il muro di casa
strappandomi ad un verso in cui puntavo il dito
contro coloro che stanno preparando una guerra
che può distruggere il continente, quest’isola, il mio popolo,
la mia famiglia e me stesso. In silenzio
abbiamo steso un sacco
sopra l’albero tremante di freddo.

(Trad. Luigia Oberrauch Madella)

Bertold Brecht, Leggenda di Natale

Oggi stiamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta.
Il vento corre di fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.

Oggi noi qui intorno siamo seduti
come i pagani oscuri.
Fredda, sulle nostre ossa, la neve cade:
a ogni costo la neve vuole entrare.
Entra, neve, da noi, non dire motto:
anche nel cielo tu non hai un posto.

Noi prepariamo un’acquavita, dopo
saremi leggeri, con più calore in corpo.
Noi prepariamo un’acquavita calda
brancola un bestione intorno alla nostra capanna.
Entra, bestia, da noi, ma muoviti:
non avete un posto caldo neanche oggi.

Noi mettiamo le giacche nel fuoco
così avremo più caldo dopo!
Dopo per noi ardono subito le travi.
Solo al mattino saremo gelati.
Vieni, buon vento, ti vogliamo ospitare:
perché, anche tu, non hai un focolare.

(Da L’incanto di Natale, a cura di Fabiano Massimi, Einaudi 2012)