Francesco Terracciano, Qualcosa che ti fa girare il fianco

Qualcosa che ti fa girare il fianco
di scatto mentre dormi, e qualcun altro
vicino che ti guarda è ancora sveglio.
Sa molto della tua temperatura
e custodisce i tuoi graffi alle mani
i solchi in fondo agli occhi, le ombre in petto.
Ti aggiusta le lenzuola, le riporta
dove sei più scoperto, e tu sei andato
dentro qualche altra insania, un viaggio nuovo.
Guardare fuori da punti diversi.
Le due di notte, l’erba sminuzzata
nell’aria. A cosa ti sarà servito
restare ferma, amare così tanto.

(Da Eserciziario di formule brevi, Ensemble Edizioni 2022)

Enrico Le Pera, Un preludio (L’esito mancato)

Dove e perché s’ingrippò la macchina
non ho mai capito e non mi è dato,
deve comunque essere stato, deve,
quando il segnale volse in una linea
dura e costante quale un orizzonte
piatto e nitido e senza soluzione,
il mare delle cose chiuso a un cielo
metaforico (come dire “vita”
e dire ciò che non si sa sapere).

Ebbene, quando fu marcato il limite,
lo spigolo, il peso del confronto,
un clic, sordo e generale, sospese
nel cuore delle cose il soffocato
rantolo come di motore acceso
e il tremito e il generatore.

Io non so dove né perché, ripeto,
fu come se, allo snodo del suo compiersi,
lo stato insufficiente delle cose,
la vita congedando e il suo esito,
chiuso si fosse nella sua armatura.

(Da Urti e canti, Ensemble Edizioni 2021)

Jonathan Rizzo, Omaggio all’amico scomparso

Il giorno che Marina morì
eravamo tutti al bar,
come in ogni altra occasione,
immuni dalla vita e da Lei.
Il vento cessò improvvisamente
di battere
e il caldo si fece insopportabile,
così decidemmo tutti insieme
di alzarci di colpo,
lasciare l’ultimo bicchiere a metà
sul tavolino sporco,
per non salutare
e finimmo con quell’estate
per sempre.
Quando la morte arrivò
non trovò più nessuno,
solo il conto da pagare.

(Da Le scarpe del flâneur, Ensemble Edizioni 2020)

Angela Angelastro, Incontri di sorelle

Collezionavo pezzi di mare
qualche ruga, nocciole
conchiglie di vongole scampate
alla padella.
E tu mangiavi piano
il pane
di spezie che sfornavo
al sole e soffiavi
via le foglie dai miei occhi.
Rubavamo all’uomo nero
vino e chiavi: guidavo
contro vento la mia voce
e la tua voce e senza mani
brindavamo
alle risate, alla pelle d’oca
ai nuovi capelli, a quel che viene:
tutto qua, siamo sorelle
da vent’anni.

(Da L’Eccezione, Ensemble Edizioni 2019)

Bartolomeo Bellanova, La lenta prateria

La lenta prateria
di cotone del cielo
si sfrangia in cupole e torri

fiabeggia carrozze senza nocchiere,
galleggia sopra un distillato di luce.

È la saliva dei morti
rimasta sospesa
tra l’esofago e il buio

nell’attimo esatto
dell’ultimo squillo di tromba.

È l’espirazione dell’agonia in faccia
alla finestra unta del mondo.

È l’Iliade degli inganni senza
cavallo di legno.

È l’Odissea tessuta di notte
al telaio dei rimorsi
e ripiegata di giorno
nel portafoglio.

È il Cantico dei Cantici,
stonate memorie
dei corpi amati
e delle pelli.

Quaggiù le formiche operaie,
le regine e le puttane
vanno avanti e indietro

ignare dei poemi del cielo.

(Da Diramazioni, Ensemble 2021)

Francesco Di Benedetto, Vengo in mezzo al nulla

Vengo in mezzo
al nulla
brancolando l’asfalto
restio.

La vergogna nella
mia lingua
la paura di non sopravvivermi.


(Da Lettera a mia madre, Ensemble 2018)

 

Davide Zizza, Un filo mi separa dalla salvezza

Un filo mi separa dalla salvezza
del giorno: l’ombra di un edificio, il sole,
rumori e voci si avvicinano e poi sfumano,
motori di barche rimbombanti nel porto,
latrare di cani randagi, il moto di una bicicletta,
il caffè, un profumo –
tutto questo può essere la soluzione,
tendere l’imboscata all’epifania,
sciogliere così il piombo dell’aridità.

 

(Da Piccolo taccuino occasionale, Edizioni Ensemble 2020)

Domenico Russo, Nella rarefatta abitudine

Nella rarefatta abitudine
del tuo solitario silenzio,
penserai che dell’energia
scomposta del mondo, a te
non arrivino che gli scarti più inutili,
i pezzetti indigesti della bolgia tumultuosa,
la spazzatura, diciamo, è questo che ingoi.

 

(da Altri Echi, Ensemble Edizioni 2020)

Fernando Della Posta, Istruzioni per il volo

Tenta per gioco il volo
quando sei coperto più del necessario,
perché non ti si chiede nulla
di straordinario, sei il piccolo che tenta il passo
nella scarpa dell’adulto.
Quando sarà il tempo, pronte le ali per l’armatura
che solca la notte e percorre il viaggio
non tentare d’inesperto il volo alto
ma quello di giusta opposizione al vento.
Lavora quindi prima sui tiranti e le giunture
sulle articolazioni, sulla cardatura del piumaggio
lavora sulla fusoliera al tornio
così che basti il lancio, armonico
rispettoso del dettato del mondo.

(Da Gli anelli di Saturno, Ensemble Edizioni 2018)

Francesco Di Benedetto, Vengo in mezzo

Vengo in mezzo
al nulla
brancolando l’asfalto
restio.
La vergogna nella
mia lingua
la paura di non sopravvivermi.

 

(Da Lettera a mia madre, Ensemble Edizioni 2018)