C’è un principio di vuoto
nel passo che non riconosco
una fame di muscoli
la fine di ogni cosa.
Invece stendo il braccio
nel gesto sconosciuto
le dita remote
La luce che si perde sul retro
dei palazzi, i profili neri
lo specchio che taglia
nella lama d’acciaio.
Tutto io tolgo alle labbra
la saliva, il morso, il rosso
del belletto. Tutto.
“Niente io vorrei”. E lo dico
d’un fiato. Con tremore.
(Inedito)