il nome consiste in
questo sparire delle cose, nell’andarsene
muti fra i fischi.
dalla radice sottrae ancora
il peso, di questo corpo che
concede il taglio, che trabocca
e fa naufragio.
poi non rimane che acqua a
destinarci alla terra, e non ci sono mai,
– ma neanche per errore -,
altre mani a farci scudo.
– ora mischia i materiali
in modo che non siano più –
nel riparo ultimo conca d’aria
sfasa il fiato, annuncia un sorpasso. franiamo
fra tutte le ispirazioni, ma senza respiro
a reggere il gioco. (le mani di cui prima
reggono l’acqua, fanno un’ampolla
come per miracolo).
esposti finalmente
al fuoco aperto di ogni cosa.
(Da La Parola Informe – esplorazioni e nuove scritture dell’ultracontemporaneità, a cura di Sonia Caporossi, Marco Saya Edizioni 2018)