Silvia Tessitore, Unomaggio

L’unico modo di sfuggire l’abisso è di
guardarlo e misurarlo e sondarlo e discendervi. (Cesare Pavese)

Alla benefica potenza
della vita — che pare
inspiegabile, in faccia
a tanto male — abbiamo
dato un nome.
Pare sublime
trovare scampo, perfino
consolazione — di più —
una ricompensa
alla fatica di guardare
e misurare e sondare
e scendere l’abisso.

(Da Lavoro in corso, scrittrici e scrittori per il 1° maggio 2020, a cura di Tiziana Colusso, Forma Fluens 2020)

Riccardo Benzina, Ora ho nostalgia della catastrofe

Ora ho nostalgia della catastrofe
di noi che ci trovammo chiusi a ridere
al terzo piano, dentro l’ascensore
immobile per giorni, santa madre.
Di quando festeggiammo nel cantiere,
la metropolitana in costruzione,
l’arrivo delle polveri sottili
o della nube tossica: paura
per chi nella città contaminata
ci vive già da secoli il presente.
Il tempo indicativo è l’infinito.

 

(Inedito)

Loredana Magazzeni, La nuova storia

Ripenseremo i flussi delle migrazioni.
Rileggeremo gli esodi.
Riscriveremo da capo i libri di storia.
Dimenticheremo le date delle guerre.
Impareremo solo quelle delle paci.
E quanto tempo gli uomini hanno impiegato a darsi la morte
non sarà più materia dei curricoli.
La storia sarà la storia del resistere
alle agghiaccianti sirene del potere
e quando una comunità diffusa e planetaria
avrà creato un’unica riscrittura del mondo
il nostro fine etico sarà raggiunto:
stia attento ciascuno a evitare il dolore dell’altro.

 

(Da Lavoro in corso, scrittrici e scrittori per il 1° maggio 2020, a cura di Tiziana Colusso, Forma Fluens 2020)

Vittorio Sereni, Le mani

Queste tue mani a difesa di te:
mi fanno sera sul viso.
Quando lente le schiudi, là davanti
la città è quell’arco di fuoco.
Sul sonno futuro
saranno persiane rigate di sole
e avrò perso per sempre
quel sapore di terra e di vento
quando le riprenderai.

 

(Da Frontiera, in Tutte le poesie, Meridiani Mondadori 1994)

Francesco Filia, L’ordine delle strade e dei visi

L’ordine delle strade e dei visi, è questo
che ci farà impazzire: come riconoscere
la regola degli elementi, la logica di un gesto
di un assioma calato come mannaia
su pensieri divenuti passi sospesi
eco dell’asfalto. Ecco i miei occhi
sbarrati nel vuoto, spalle al muro.

 

(Da L’ora stabilita, Fara Editore 2019)

Domenico Alvino, Lontananze (Tra sogno e dicerie)

Ci sono luoghi
a Bologna o altrove
ristoranti o salotti o sale di conferenze
o di ballo o spiagge
anche lì fra terra e luce
dove arrivando una donna
manda intorno un po’ di sguardo in cerca.
E trova
che l’aspettava
uno come un cieco smarrito
una mano
che lo indirizzi.
Vi lega una ministoria
fatta di cenni e sguardi
una stretta, un sorriso
un affaccio l’uno dentro l’altra
un annuso d’incavi,
di secrete
come una volta da ragazzo
nella falegnameria
stando al buio
e lei tutta offerta in luce
d’una ministoria
portata via dall’ombre
come altre poi
fatte miseramente
cadere.

I presenti intanto
se ne sono andati uno ad uno.
Il locale sta per chiudere.

 

(Da Thauma Donna Domina Domus Prima, Loffredo Editore 2014)

Alessandro Spanu, Nella Vanità

Sono paraffi i tuoi,
quelli che graffi con la lama
o la grafite, sulle superfici
delle erranze.
Per questo quando osservi
il buio nella punta di dispositivi,
senti la vita elettrica,
e bordi la vacuità
della carne e delle forme
incolorate.
Per questo ci saremo
Anche dopo il dolore,
stretti, i denti serrati
fino a sanguinare,
le viscere urlanti
tagliate dalle ipocondrie
e frementi,
nel risultato.

 

(Inedito)

 

Victoria Surliuga, da un balcone a strapiombo

da un balcone a strapiombo
su un fiume in piena
la bufera sbatteva le persiane
lui stava in piedi
cercava di chiudere le ante
“fa attenzione papà” gli diceva
ma era tardi
nel tempo di togliere una ciglia dall’altra
si era dileguato
in cumuli di
polpa di pompelmo

from a balcony overlooking / a river flooding / the storm shattered the blinds / he was standing there / trying to close the shutters / “be careful, dad” she was saying / but it was late / in the time it took to separate one eyelash from the other / he had vanished / in a pile / of grapefruit pulp

(Da Forbici, LietoColle 2006)

Paolo Gulfi, Anima Mundi

“Perché il nostro mondo fosse dotato di Intelligenza”
Platone

Scandagli finalmente il vuoto
lattiginoso
dei miei nervi
il corpo astante
la carne in rovina
il punto in cui il fuoco scintilla
l’idea
che informa, che è forgia
di sé il mondo-potenza.
Echeggia qui i sensi
in prospettiva.
Da lì
parabola nell’oblio
raccolgo ansiosa la vita che sbrina
dai corpi.
Un amore è il nostro martire
c’illumina a dispetto
del gelo muto delle cose
– l’incendio notturno
è speranza di rivoluzione.
Il mondo
m’irride contro
mi sta qui accanto.
Il mondo
di cui colma l’incedere
la morte?

 

(Inedito)

Patrizia Sardisco, #18 (legato a un parametro ignorante)

legato a un parametro ignorante
lo spettro oscilla al buio
la stasi termica
e l’urlo accumulatore

il pensiero è il prodotto
di un universo ciclico
il piano giacente rigido sul tempo
senza interstizi o vuoti
interstellari

perciò l’ecolalia è bascula impossibile
e ogni sua variabile è violenta
evento catastrofico del tipo tutto o nulla
nel gorgo nella gola

 

(Da Autism Spectrum, Arcipelago Itaca 2019)