Mondo arboreo equoreo
bocche di corolle botanici parasoli
trasmigranti dal mare alla terra
intrecciarsi di verdi serpenti squamati
arborescenze infiorescenze luminescenze
tenere gemme emerse dagli abissi sul dorso dei grandi cetacei
mutazioni geologiche nel molle strisciare di un bruco
che hanno disertato la nostra memoria ma ancora
ci scorrono sotterranee nel sangue se solo
decidiamo di prestarvi ascolto
nei panni scuciti
delle nostre parole
Rami che danzano battelli ebbri nel polline dell’aria
le foglie che pendono dai rami pesci lucenti
un formicolare di silenziose
infinite gradazioni del verde
le infinite coniugazioni del silenzio
nell’oscurità indecifrabile delle nervature
Sillabario d’erba
e lo stilo dei pistilli
ombra luce sinuoso
lamine di un labirinto lucente e sfuggente
foglie come zampe palmate
o mani protese
ad attutire la caduta della goccia
aperte a ricevere
ciò che è destinato a fuggire via trascolorando
Non sapremo mai
quello che veramente significano
queste infiorescenze di lucertole
questi mazzi di calici abitati dagli insetti
questo strisciare e protendersi più vivo
di qualsiasi movimento animale
queste immobili corse furiose
del verde spalancato a misurare l’azzurro
O forse solo da quando abbiamo abbandonato la forma arborea
per diventare animali che danno e ricevono morte
da quando abbiamo dismesso la nostra prima natura di foglie
per emettere suoni diversi da quelli del vento
diversi dai canti degli uccelli posati come frutti sui rami
frutti di piume che dondolano
lanugine verde equorea arborea canora
Ah verde vegetale vegetale verde
quanto sei estraneo e inaudito eppure
quanto ti apparteniamo ancora e nonostante tutto
nel fondo delle nostre viscere di sangue oscuro
quanto ti intrecci nelle ramificazioni dei nostri polmoni
quanto fiorisci sulle nostre labbra
quanto batte il becco dell’uccello sulla corteccia ispessita del nostro cuore
ah intrico labirintico del pensiero
ah lucertole sfuggite dal greto d’erba dei nostri sogni
ah verdi lance delle nostre perdute battaglie
azzurri licheni della memoria
aghi confitti nella pelle
da un vento che inutilmente gonfia
i nostri desideri
disperazioni e speranze
poema del verdazzurro e del glauco
poema del fruscio
e delle raffiche
poema della verde aureolata tempesta
del troppo umido e del troppo secco
dell’arbusto e del fiore senza nome
del leccio e del pitosforo
dell’alloro della robinia dell’acanto
dell’umile timo
e del trilobato trifoglio
su cui cammina la coccinella di una breve fortuna
prima di trasvolare
Accoglici, oh verde
consolaci dei tuoi aròmati
poni la frescura aliena della tua mano
sulla nostra fronte affaticata
e bruciante.
(Da Rosa Alchemica, Crocetti editore 2011)
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