Vincenzo Latrofa, L’equazione del Tempo

Una nenia sommessa
canto
mentre sfuggono le epoche
ogni fu risarà
e il sarà fu fatto
Un brindisi al futuro
che da sempre è alle nostre spalle
mentre muoiono gli dei
e l’uomo continua ad esistere
Solo una goccia nel limo del tempo
in quest’immobilità millenaria
i silenzi parlano alle rovine
Sedimentare e dimenticare
Le capitali mutate dal tempo
Solo vaghe rovine del passato
Sedimentare e dimenticare
Lungo il flusso del tempo
Un giorno come altri mille anni
Sedimentare e dimenticare
che è l’assistere quotidiano
all’omicidio della verità
Quando il tempo non era ancora nato
molte cose aspettavano in grembo
Di essere partorite
poi il mondo giro frenetico
Le tracce ne furono cancellate
Svanite nella sua perpetuità
mutarono in storia
Scorrendo tra errori
e ideali sconfitti
mutò la storia e non mutammo in lei
e a soccombere fu sempre l’uomo
Un atomo sul trono
Del creato nel mare
infinito del tempo
tra le piaghe dei secoli
Gli eventi rispecchiano
La realtà eterna degli uomini
il tempo presente e il passato
Sono presenti nel tempo futuro
e il tempo futuro
anch’egli nel passato
La storia e il luogo della perdita
e poi della rinascita
teatro di eterne sopraffazioni
i vincitori d’oggi
Saranno infine vinti domani
perche si esiste dell’altrui morte
e il male e il collante
Della necessità
cio non si abolisce col pensiero
il tempo ha segnato il suo marchio
e in ceppi dimorano
tante possibilità estromesse
ma davvero possono
essere state possibili se furono
mai? o fu possibile
Solo cio che accadde?
Solo il possibile diventa reale
e cio che è reale è anche necessario?
e il segnale dell’alba
non è lo scendere del crepuscolo?
La vita dell’altra notte e quella
Di ogni giorno se le cose nuove
Sono quelle obliate?
molte cose ha da dire il lungo
trascorrere del tempo
Sulla sorte umana
cogli qual è il ritmo che governa
i mortali: il tempo
è sinusoidale tendenzialmente
Un determinismo inevitabile
e l’eternità non è che il rapporto
Della variabile con la costante
il tempo è come una clessidra
che si rovescia sempre su stessa
e gli uomini granelli di sabbia
eternamente nuovi
come un’araba fenice che crea
Una pira e s’immola
ogni volta si brucia
rinasce dalle ceneri
perche vuole ricominciare
è l’uomo le cui sciagure arrivano
commettendo i soliti errori
eppure l’uomo ha ciò che non ebbe
La fenice: una memoria storica
possiamo conoscere
tutti gli errori commessi nei secoli
e quando giungeremo
ad un alto grado di autocoscienza
Smetteremo di fare
Questi funesti roghi
e d’immolarci sopra
è tempo che l’uomo fissi la meta
è tempo che l’uomo pianti il seme
per la sua speranza
La storia non cancelli
Le impronte del tempo
La verità ne è figlia
non si piega ma piega
L’Uomo vero la sorte
Se non si sottomette
al mero consumismo della storia
La mera narrazione di eventi
Se farai della storia
La ricerca del vero
farai del tempo una forza creatrice.

 

(Da Canzoni del Tempo, DiFelice Edizioni 2017)