Francesco Lorusso, Anche il fiato lungo delle tue parole

Anche il fiato lungo delle tue parole
e per identico principio ogni termine
fattosi poi pensiero corto fra le pareti
soffocherà presto in queste strette stanze.
Rimarrà così il pasto potutosi masticare
patteggiato solo per il medesimo posto
dove sopra sorseggi di scomodi giorni
si è apparecchiato ogni tuo lauto sforzo.

 

(Da Maceria, Arcipelago Itaca 2020)

Francesco Lorusso, Nel corpo pieno del mattino

Nel corpo pieno del mattino
una smania oscura si sveste
sul cipiglio fervente dell’asfalto,
la strada lucida ricopre la preghiera
che la lascia correre fiera nel ritorno
quando alto si è fatto il bersaglio,
sospinto dai colori e da altro ben oculato
nella indolenza così tanto opportuna
o dal freddo che adesso lo ha ricoperto.

 

(Da Maceria, Arcipelago Itaca 2020)

Francesco Lorusso, Le strade aperte sul petto delle camicie

Le strade aperte sul petto delle camicie
ti ritrovano senza rughe sempre ramingo
in questo gioco di carezze e dolori
sono le case che si addossano fra loro
presso un incrocio intermittente
che solitario ci precetta e perde.

 

(Da Maceria, Arcipelago Itaca 2020)

Francesco Lorusso, La folla già si fondeva al fumo

La folla già si fondeva al fumo
scuro della sera quando il sogno
si sedeva dietro l’ordine del giorno
accarezzando tutte le nostre cose
come un canto alto di vento.
Perfino l’urlo sottile ghiaccia la superficie
e finge di fuggire la goccia di quella bocca
da un pensiero nella pancia che non ritorna
nel dissapore che con forza digerisco per te.

 

(Da Il Secchio e lo Specchio, Manni Editore 2018)

Francesco Lorusso, Stato Apparente

Sto lontano da chi ride sempre
per non finire tra i leoncini
che tiene nelle fossette.

Caparezza, Habemus Capa

I

Il cartello crea il ricordo che non legge nessuno
e lo regge solo un deserto colorato dal vetro
vi reclama il presente che si manifesta
come sistema attivo di puntini ottici
ti conta i passi sulla scacchiera e non t’appartiene
avanti l’aiuola del giardino vicino dove
una pomata mantiene lontano il sole
e si unge di luce alla fretta aperta sulle offerte.

II

Questo bianconero sbiadito dona ancora colore al
[ passato
un volto fermo sulla statura affogato sotto la calura
[ sintetica,
maschere riportano l’ordine ai magazzini piazzati
[ sulla via
dove un tempo il nome era un pegno sopra una
[ parola forte
senza l’inganno del suono che era un segno fedele
[ sulla pietra.

III

Sono troppi i nodi che non sappiamo cogliere
il piazzista riga il percorso alle nostre chiome
con la sacralità approvata dai riti ingiudicati,
perché tutto è solo movimento d’un loro gesto
di un pensiero adottato sugli slogan quotidiani,
dove diventa aggressiva e si sfibra persino la pace.
Il rinfaccio del balcone all’assenza del mestiere
ci conta che stanno lavorando per noi che abbiamo
cartellini lisi da strisciare lungo i provvisori giorni.

IV

Rannicchiato in un ristagno ordinario
tra gli ascolti scontati che si sgolano
sorvolo con i palmi le offerte fedeli
sul punto dove affoghiamo a voce bassa
il gracidare ossessivo delle loro campagne
gioca sempre con le falle delle onde alte
per legarsi ai consensi delle imposizioni.

 

(Da L’ufficio del personale, Edizioni La Vita Felice 2014)