Raffaela Fazio, Controluce

La vita appare
a grandezza naturale
se emerge il Fuoriposto e si fa ingombro
come macchia scura contro il sole:
risuscita i contorni
nascosti fino allora
nella dismisura della luce
(cresce la forza
grazie all’espansione
di ciò che all’improvviso la confina)
e nel momento in cui
fa quasi male
ci libera la vista sul reale.

(Da A grandezza naturale (2008/2018), Arcipelago Itaca 2020)

Raffaela Fazio, La mia fronte invecchia

La mia fronte
invecchia.
La mano destra
invece non ha età
quando ti tocca.
Il mio buio
è ora calibrato
a istanti luce
dai tuoi occhi.
Tra l’anima
e la bocca
hai provocato
un’incosciente gara
verso l’eternità.

 

(Da L’ultimo quarto del giorno, La vita Felice 2018)

Raffaela Fazio, Mise an abîme

Se ogni ricordo
si specchia in un ricordo
come può il tempo
uscire da se stesso?
Vedo il mio occhio:
vorrebbe farsi mondo.
Ma il desiderio
ancora non si sporge
resta nel fondo
di una discesa interna
al suo cadere.
Credevo fossi un’altra
˗ diversi la frattura
il brivido l’abbraccio
diverso anche l’errore.
Eppure la distanza
è immaginaria
è prigioniera
di questa coincidenza
di frattali.
Uguale mentre cambia
il suo riflesso
mi chiama, si getta
nell’abisso.

 

(Da Tropaion, Puntoacapo Editrice 2020)

Raffaela Fazio, Dal roveto

Dal roveto
“Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?»” (Es 3,13).

Io-ci-sono-io-ci-sarò:
non ti lascio
e non sono ancora
tutto.

Come un nido è il mio Nome
che cresce con l’uomo.
In me
c’è spazio per il grido
la lode
il dubbio.

Torna se vuoi.
Se puoi spicca il volo.
Se anche mi scordi
non sarai mai
solo.

 

(Da Midbar, Raffaelli Editore 2019)

Raffaela Fazio, Dabar

Ogni parola è un passo.
Cambia nel dirsi e nell’ascolto
come una distanza
raggiunta con il corpo
e superata.
Fonda flessuosa luce le cresce dentro
se in alto
o nella misura dell’appoggio
più spazio riesce a separare
l’immagine dal nome.

E il nome pronunciato
è già percorso.
Non c’è certezza di un inizio
sul cammino.
L’origine ci sfugge
come l’istante
in cui tutta la lingua si dispiega
e il bambino
di colpo sa parlare.

Ogni parola è un balbettare
forte dell’inciampo
con cui il suono
l’invera mano a mano.

Nasce dal deserto e non lo lascia:
mentre lo attraversa
ne spinge il confine più lontano.
E nel silenzio si vede
riflessa, incinta di echi
come il profeta
che muore
carico di futuro
sulla soglia
della terra promessa.

(Da Midbar, Raffaelli Editore 2019)

Raffaela Fazio, Rivelazione

Senza più presa
su pareti d’aria
il Niente. Neppure
una caduta
ma un cadere
che stacca il tuo pensiero
dal corpo viscoso delle cose
di colpo tutte uguali indifferenti
e ti rivela a te
non-ente
diverso dal presente degli oggetti
separato
timbro sonoro
gettato in una voce
ma ex-sistente
fuori da quella:
foce incessante
che riversa nell’altrove
la domanda
e la ritrova
possibile, rinata
alla sorgente.

 

(Da L’ultimo quarto del giorno, La Vita Felice Edizioni 2018)

Raffaela Fazio, Notti mutile avare non capite

Notti mutile avare non capite
ma lasciate
che si riempia la mia bocca
dei suoi baci
perché solo
se trabocca questo affanno
(che è dolore)
più copioso
nel suo fiotto svuota il calice
di poco
lascia un dito fino all’orlo
una quiete
una pausa dentro il corpo
finalmente insufficiente
a un rimprovero
a un rimorso

 

(Da L’Ultimo quarto del giorno, La Vita Felice 2018)