Sarà il sorriso dell’albero caduto,
l’inverno freddo, bargigliuto
di rami secchi grado zero,
sarà che forse c’ero e forse no,
ma il bosco mi attraversa parte a parte,
qua,
su Marte.
(Inedito)
Sarà il sorriso dell’albero caduto,
l’inverno freddo, bargigliuto
di rami secchi grado zero,
sarà che forse c’ero e forse no,
ma il bosco mi attraversa parte a parte,
qua,
su Marte.
(Inedito)
La poetA tesa tisi blesa mesa crepa
in baluginii di stelline stalline all’abituato,
abiurato il senso di protesta,
in cesta sa che solo l’amorfesta resta,
quell’inutile gioco di parole contraffatte,
l’inusuale collegato ai morficorpi,
la contrattura carpica della goccia fumosa evaporata.
Famosa è la poetA, celebrata,
dal potere degli amorfi.
Il poetO teso tisi bleso meso crepa,
in cachinni di macchine, retorica, grancassa
e felice supertassa,
abiurato il senso di protesta,
sa che resta in resta e cesta
quell’infesta di parole contraffatte,
l’inusuale collegato di due sfere,
il tutorial delle petocere.
Il poetO è celebrato,
dal potere del verziere.
Cadono gli specchi
nelle pattumiere.
(Inedito)