Lucia Brandoli, Paura

A me fanno paura queste persone
che con gli occhi cattivi ci parlano d’amore,
che vogliono ferocemente
veder riconosciuto il loro impegno,
distinguersi dagli altri.

E siamo tutti uguali.

(Da Una minima stupenda, Interno Poesia 2019)

Lucia Brandoli, In tempo

Un orologio scarico
il mio cuore che zoppica,
nel silenzio di notte,
un passo ancora.

Finché l’orecchio ascolta: un passo.
Finché il mio palmo sente, tumefatto,
una carezza antica, una falsa credenza.

Ma se l’orecchio sarà sordo e il cuore stanco
io con il sangue ancora ti potrò sentire.
L’orologio, leale, ti batterà sul petto
le mie ore, il ritmo di una vita.

(Da Una minima stupenda, Interno Poesia 2019)

Dimitri Milleri, Tavole nere

Tavole nere, un’araldica
fissa sul segno meno, un giustapporsi
di cuspidi contrarie, come sai.
Geni monotoni, che poi significa
magre combinazioni.
E se anche non chiedessi niente, il corpo
abbarbicato in dure geometrie,
sarebbe già messaggio —
e quanto costi trovare i pigmenti
in questo nero davvero non so
se tu lo sappia o meno,
né so cosa sperare
“ho imparato
come i pronomi si confondano in un rito
che non si dà deviare”.
(la frase mulinata per sentire
se l’ansia di servirti non coincida
col peso da fugare)

 

(Da Sistemi, Interno Poesia 2020)

Gerardo Masuccio, Ti ho vista salire le scale

Ti ho vista salire le scale
nei passi di un’altra
e del tuo riflesso ho colmato
un istante di vuoto.

Quando, edera muta, tu invadi
le crepe di questo mio muro,
non mi resta di me che maceria.

(Da Fin qui visse un uomo, Interno Poesia 2020)

Gerardo Masuccio, E non mi scuote il punto di domanda

E non mi scuote il punto di domanda:
che il peccato sia un dono o una colpa
è il dilemma del folle,
che l’amore sia un fiume
cui manca la foce – o la fonte –
è l’inganno del mite.

Questo mio sopravvivermi invece
non trova risposta
tra la polvere e i piatti di carta,
nell’istinto dell’acqua e del sonno.

E si nutre – spiraglio taciuto –
del tiepido gelo
d’esser qui, ma per sbaglio.

 

(Da Fin qui visse un uomo, Interno Poesia 2020)

Dimitri Milleri, La gerarchia delle valute

La gerarchia delle valute, il trust, le transazioni
e il decumano, e i buoni e il cardo illimpidiscono
nel fitto della spiaggia.
Non è erroneo nei nomi dei lidi l’ammiccamento
all’Est citato male: qui il nirvana
muove da un vuoto proposizionale, cambia segno,
vuole il rituale rigido, il gesto muto, cerca
l’estuario della specie.
Diventa fede discreta: sbriciola sul volto
di chi la dice,
fonda reliquie misere:
la cassa, il tanga, il flyer, la prevendita
col santo e la risata composta.
Ci entrano dentro come l’olio nell’acqua, cercando
l’andatura più esatta, un volto buono, ma le cause,
la relazione e il senso a forza si ritraggono
coi gasteropodi nei pyrex.

 

(Da Sistemi, Interno Poesia 2020)

Nicola Grato, Tra le tue cose una rosa

tra le tue cose una rosa
secca di santa Rita –
tra i medicinali scaduti
le ricevute di cambiali
gli incartamenti colorati
dei regali, biglietti
d’auguri per Pasqua e Natale
spediti da Forlì;
una rosa, povera cosa –
riposa da lungo tempo
tra le pagine gialle
di un libretto delle ore:
passita nel silenzio
nel bruno del tempo
passita povera cosa
in una giornata di giugno
afosa,
fiore devoto –
la vita dei vecchi,
al suono dei tasti
una Olivetti
nei cerchi di fumo del tempo.

 

(Da Inventario per il macellaio, Interno Poesia 2018)

Luca Bresciani, Il peso specifico del pianto

Il peso specifico del pianto
è maggiore di quello del tempo.
Il viso crolla dritto
come un filo a piombo
conficcando gli occhi
sul fondo degli istanti.
È così che si muore adesso:
meridiane esiliate nel fango
a indicare un’ora che non esiste
se il cielo si volta dall’altra parte.

 

(Da L’elaborazione del tutto, Interno Poesia Edizioni 2017)

Michela Zanarella, Raccontami

Raccontami
come cambia direzione il vento
e di come si consola l’erba
del bianco della neve.
Io so del gergo della terra
che hai calpestato,
di quei passi
che hai riempito di sudore
tra i rovi di montagna.
Non sono stata capace
di gridare a cuore aperto
quanto manca la tua voce
al mio respiro.
Raccontami
quale meta spetta
al nostro tempo
e quale ragione
sta nella mia sete
di silenzio.

(Da Le parole accanto, Interno Poesia 2017)