Helle Busacca, LXXXVIII

Tornare indietro, con tutto quello
che ora si sa, per il niente,
con te sotto questi cieli
di primavera aggrondata verso la sera
a sognare e ascoltare l’acqua per il silenzio
delle ogive e le colate delle rose immense
sul celeste a infinito giro dei lunghi specchi
ed il verde delle conche che se anche fa freddo
mette sete,
​oh acqua acqua dopo il deserto
ed il simun acqua acqua che fruscia e crepita
acqua che scoscende che fluisce lene
acqua che sussurra confida e medita,
acqua d’aranci d’oro e di fitta neve
di biancospini acqua di palme e uccelli
ghiaia d’acqua tappeto s’acqua in eterno
scorrere in stasi eterna sotto le stelle,
con te, a vent’anni, insieme, quando si crede
ancora che il domani abbia il sole in grembo.

(Da I quanti del suicidio, Helliot Edizioni 2013)