Francesco Scapecchi, Adieu lonhtemps

Di’ addio ai tuoi giorni di ragazza
saluta il mondo:
la splendida solidità del quarzo
netto e brillante del suo sfarzo
si frantuma
in mille scomposti cristalli.
Dì addio ai giorni femminili tuoi
di bambola
al trucco, la cipria ed il rossetto
con cui disintegravi nello specchio.
Crescono teorie
alle quali imparentarsi e conformarsi.
Dì addio ai giorni d’intuizione
de l’infinita vanità del tutto
vissuta come un gioco, come un dono.
Saranno dei giorni il perdono,
seri doveri e le spiegazioni
dei semi e dei frutti delle azioni.
Preparati di presso
a perforare veli
scavare tane e squarci
nella trama che ti hanno detto
esiste.

(Inedito)

Francesco Scapecchi, Ciò che manca qui

ciò che manca qui : e percezione : e parlare
accorgersi di semplice symploké :
e avere e contenere : scacchiere fragili
fatte di mandala : segni a traccia dentro vento :
riconoscere le case, gli indirizzi, averne tanti
sbagliare il grande numero :
buttare fuori, in esterno : il nostro trasloco eterno
dal trasferito all’inconsulto : il salto
del riconoscimento : e avere idea de :
cognizione di : portati da : la causa :
qualcuno accusa il rimpiazzo : denuncia
la falsa posizione : troppo tardi : non accorti
ci abbiamo sì a che fare soprattutto
con cose troppo grandi per l’arredo

(Da Il sentimento non dicibile dell’oggi, Transeuropa Edizioni 2022)

Francesco Scapecchi, Trafitto dai tuoi occhi il cielo

Trafitto dai tuoi occhi il cielo
ha virato il rosa del tramonto
al livido violetto delle ecchimosi
al denso e rosso liquido del sangue.
Hai legato alla colonna del martirio
la volta celeste che ora si chiama
(dal quel giorno del tuo sguardo primo
quand’eri bimba e il mondo appena acceso
dall’enigma dell’aprirsi dei tuoi occhi)
Sebastiano. E il brillare abbacinante
delle stelle nel cielo trapuntate
sono la mappa e il testimonio
delle ferite dalle frecce procurate.
La notte eredita i debiti della sera.

 

(Inedito)

Francesco Scapecchi, Io credo che del tutto sia uno scandalo

Io credo che del tutto sia uno scandalo
che il mondo non finisca al tuo passaggio
senza che spazio e tempo non si prostrino
a te che giungi tutto sconvolgendo
come un mese messo in più sul calendario.
Non mi ricordi il tempo ma piuttosto
tutto quello che il tempo lo cancella
come il bambino dentro a quella cella
inconsapevole della propria infanzia.
E d’improvviso il cielo va in vacanza
e l’acqua non più leva la sete,
il cibo si disgrega e pure l’aria
non si respira, il fuoco è un freddo caldo,
il suolo si sprofonda dentro al nucleo,
il vento non più vibra del suo flauto
e tutto pare che rimanga in sciopero
che tanto ci sei tu che basti e avanzi
a fare andare avanti questa azienda.

 

(Inedito)

Francesco Scapecchi, Sgocciolavo davanti a te

Sgocciolavo davanti a te
come davanti un agosto sicano
che arde l’arsa e secca terra
e come questa immobile mi sgretolavo.
Mi scioglievo davanti a te bruciante tutta
che eri il Sole un poco più vicino
venuto nel suo più divino portamento
a confidarmi quanto fosse stanco
di splendere per noi da così tanto.

 

(Inedito)