Paolo Polvani, Erano allegre, vocianti

Erano allegre, vocianti,
erano tante,
giovani più giovani
della mia giovane figlia
sulla complanare 16 bis,
con bei culi in vista,
ciò nonostante
mi ha fatto male male, ho visto
il mondo come un clamoroso errore,
un enorme abbaglio, un solo,
unico sbaglio.

 

(Da Il mondo come clamoroso errore, Pietre Vive Edizioni 2017)

Paolo Polvani, La prima vera vera pacchia è ignorare la complessità

La prima vera vera pacchia è ignorare la complessità
le implicazioni le complicazioni la concatenazione delle cause
e si, una grande pacchia l’attraversamento dei deserti quando
l’unica prospettiva è guardare il muro della fame e aspettare
soltanto di finire, ah che pacchia pacchia quando il mare t’inghiotte
e ti risucchia e ti risputa in forma di poltiglia, in placche
di carne e ossa che l’acqua spolpa in sussurri, in gargarismi
e garruli rigurgiti che pacchia pacchia prendere l’umanità
e pestarla, calpestarla, frantumarla che tanto noi c’abbiamo l’acqua
e c’abbiamo filo spinato quanto basta e c’abbiamo il grido
delle truppe e i voti e gli stendardi e i baluardi e i crocifissi
da appendervi voi tutti che invece c’avete soltanto fame e occhi
disperati e che pacchia pacchia non avere neanche un piccolo orto
per piantarci i semi del rimorso che pacchia ignorare
il pianto delle madri che pacchia il pil che sale e il sale
che incrosta le ossa in fondo al mare che pacchia i respingimenti
se te ne stai al sole e sei in vacanza che pacchia dire
ma questi tutti col telefonino e certe pretese e certa fame!
che pacchia affilare le armi e sprofondare dentro sonni tranquilli
che pacchia il buio e la ferocia senza pentimenti che pacchia
questa tremenda notte che c’inghiotte

(Da La pacchia è strafinita: antologia di scritti poetici e in prosa, Edizioni Versante Ripido 2018)