La masse, come pecore, allevate
in recinti di odio e di ignoranza,
private
di consapevolezza, di sostanza,
di futuro,
e che in compenso vengono sfruttate,
tosate, succhiate, spolpate, disossate,
ridotte a povertà,
ad un presente ormai sempre più duro,
le case pignorate, i prestiti richiesti per campare,
e sopra tutti senti volteggiare
questi avvoltoi feroci, occulti, urlanti
slogan del cazzo da pubblicità,
azzimati, puliti, benestanti,
che ti verrebbe voglia di provare
a ribellarti,
a uccidere, a sparare,
ma questo è un gioco che non sai giocare
ed è perciò che devi rassegnarti
ad una desolante verità:
piegarti, sottometterti, umiliarti
è il centro dell’odierna civiltà.
Questa è la civiltà. Già da bambini
si inizia a bere, a fottere, a drogarsi,
si inizia a professare
un credo di sopruso e di violenza,
o di semplice fredda indifferenza,
il che è lo stesso,
ed è così che vedi propagarsi
nuove generazioni di assassini,
il cui unico scopo è sopraffare
il proprio simile dandogli tormento,
il cui solo morboso godimento
è guadagnare la notorietà,
buttando al cesso
qualunque umanità
per un passaggio in una trasmissione
che le brillanti reti nazionali
mettono ormai a tua disposizione
con una inesauribile dovizia:
e questo triste zoo di barracuda
è nei talk show, è nei telegiornali,
dimostrazione cruda
di ciò che al giorno d’oggi fa notizia.
Questa è la civiltà. Banche che crollano
seppellendo milioni di persone,
che all’improvviso, senza una ragione
anche pur vagamente comprensibile,
si trovano privati
di ogni speranza di sopravvivenza,
mentre i pochi avvoltoi che controllano
appollaiati
le sorti del pianeta si arricchiscono
in modo permanente e irreversibile,
scarnificando senza continenza
miliardi di persone che subiscono.
Questi avvoltoi, necrofagi, rapaci,
appollaiati sulla connivenza
di governi fantoccio e compiacenti,
prodotti da politici voraci
senza coscienza e senza dignità,
però dotati di creatività,
di feconda, geniale fantasia,
e inventano spauracchi di emergenza
che sono inesistenti,
fatti di odio, di xenofobia,
di terrorismo e criminalità,
così terrorizzando la nazione
continuano a sviare
l’attenzione
da ciò che conta, dalla verità:
che siamo cibo, roba da mangiare,
che non contiamo un cazzo, siamo massa
spolpata all’osso, come una carcassa.
E i politici, non uomini, ma iene,
necrofagi incapaci di volare,
spinti dall’ingordigia del potere
stanno lì a sorvegliare
le masse, col preciso dovere
di mantenerle ottuse, addormentate,
con le menti annebbiate
e indifferenti a tutto ciò che avviene.
Questa loro missione
è certamente molto impegnativa,
e per il suo successo è decisiva
la spinta data dall’informazione.
I giornalisti, questi scarafaggi
mangiatori di cacca
che quotidianamente è rievacuata
sotto la forma innocua di giornali,
dotati di coscienza, ma baldracca,
che vende il culo per quei pochi vantaggi
che le deriva dalla professione.
Ma in fondo pure questa è una missione.
Così tra notiziari e quotidiani,
attraverso decine di canali
la coscienza di tutti è bombardata
da servizi ed articoli svianti,
ed i loro messaggi
partigiani
sono ormai sempre più terrorizzanti.
Con il loro mestiere
sanno bene
essere i portavoce del potere,
kapò bastardi senza più decenza,
cacatori di pagine ormai piene
solo di allarme, solo di violenza,
con il solo obiettivo
di renderci insicuri e manovrabili.
In questo il loro apporto è decisivo,
sono maestri, sono insuperabili,
dando sempre di più la percezione
di una realtà distorta
dirigono la pubblica opinione,
celebrando
il funerale di un’informazione
scomparsa, inesistente, andata, morta,
e la paura che vanno seminando
è parte di un disegno di potere,
che per cieco egoismo narcisista
forse neppure riescono a vedere:
la massa si controlla col terrore.
Questo dice davvero il giornalista:
“non disturbate il manovratore”.
Questa è la civiltà. Masse sfruttate
ridotte a cibo, e in più cibo incosciente,
che quotidianamente
sono spolpate, sono dilaniate
da quei pochi avvoltoi che ci si ingrassano
scarnificandole sistematicamente.
I loro avanzi toccano alle iene,
fameliche, sbavanti, che si ammassano
sui resti sbrandellati del banchetto.
E la merda di entrambi poi mantiene
una torma di blatte che si sfama.
Il quadro è questo, lucido, perfetto:
questa è la civiltà. Così si chiama.
E le masse, milioni di persone,
non si avvedono
di ciò che gli succede, controllate
nel loro stesso modo di pensare,
tranquillamente siedono
sulle loro poltrone,
e danno ascolto alla televisione,
drogate, intorpidite, addormentate,
continuano a comprare
i soliti giornali del mattino,
e credono perfino
di formarsi una libera opinione:
ridotte in uno stato di apatia
continuano a cullare
l’illusione
della democrazia,
pensando di essere loro che decidono.
E gli avvoltoi, dall’alto, se la ridono.
(inedito in volume)
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