Maurizio Brusa, con le finestre dietro

(con le finestre dietro
che ti bruciano o
ti legano le scarpe ai campanili) così qualcuno era uscito
aveva cominciato a girare
fra le vigne cercando il suo problema. E mi chiedo
dove sia finito già qualche volta insieme
avevamo capito avevamo deciso. Che tutto fosse così che
sono cose fragili (quante bambine sono morte da allora in ogni modo
non è rimasto nessuno. Come
ad ogni partenza ci
abbiamo fatto le scarpe alla nostra storia) e con
l’inverno fuori c’era
la voglia di scendere. Al caldo a bere e parlare e
nessuno allora
sorrideva meglio
del nostro dispiacere a cercarci

 

(Idea per la prefazione di un ritmo, parte III, da Rendiconti, fascicolo 29/30, Gennaio 1977)

Maurizio Brusa, Primi Versi

Una memoria di mani
la canapa indiana lasciata sull’acqua.

Volevo parlarne…
spiegartelo almeno
che la poca distanza
mi costringe più vecchio
dimenticando
questo darsi d’anima
navigato per anni sottovento.

So bene che tornare è la meta
che il sonno a meno voce
può scegliere
mentre cerco distratto
l’imperfezione dei cristalli.

La strada è una piega
fra l’ombra del ponte e la terra scucita.
Non dice
la sera spostata
questa pioggia forte
che protegge il nome…
la voglia ostinata di restare.

Il Capitano teneva il vento
tra la giacca e l’orecchio ferito.
Non ho mai capito
se avesse il mare
o muovesse la terra
ma ricordo,
nel sapore chiaro,
il suo vino di Giudecca.

 

(Da Grammatica del Silenzio, Manni Editore 2008)