Silvia Molesini, Poesia che non si capisce niente

Aveva preso al balzo la sua flora tematica
e quindi parlava di fiori, mimosine
e alle rose che sono rose che sono
rose aggiungeva la potativa dalia
nel senso della costruzione del mazzo
la dalia era in mezzo e le erbe il fine
forse nemmeno questo forse un fico
ben piantato ed agevole per i rami bassi
ma con le foglie enormi della tristezza
con sì le foglie enormi della vergogna
un bel fico viola in mezzo al prato gioco
raccogliere i bambini l’erba saetta e tutti
i pissacani che rompono il decoro, la
tessitura verde golf e ciao le radicelle
e poi pum! arriva il tagliatore frrrelettrico
le lumachine e i saltellanti sgombrano
chi si muove muova perdio, le scolopendre
anche perché era Flora, bestie pensiamo dopo.

(Da Dentro il tuo occhio nero dormiamo, Arcipelago Itaca 2021)

Silvia Molesini, Al nostro zoo

al nostro zoo oggi ghepardo ghepardo dove stai andando.
Torna alla tua zona ghepardo ascià torna là altro cespuglio
di fiori odori dell’erba verde di cattura sopra vivenza
mangia questo carne poi invento un canto che calmi
la tua ricerca di emozioni semplici, velocissimo gattero
che vai più forte delle auto in superstrada affi-peschiera
se uscivi non mangiavi nessuno, vero, stavi lì certo perso
a chiederti cos’è un recinto della pioggia in prima vera

(Da Dentro il tuo occhio nero dormiamo, Arcipelago Itaca 2021)

Silvia Molesini, Leggere di letteratura latina

Tutte le voci che senti dirti dell’universo pieno
(sembra che dialoghino e sembra anche che preghino)
tutte le immagini così come si pongono
al confino sbalordito
-il ballatoio del mondo-
eccole, tutte, quasi, sono cicalini malati
in divisioni che moltiplicano,
in pezzi sacri affidano
quello che prima apparteneva al
nuovo valor d’uso- e vivono.
Lo sai che c’era ma
mica ti stupisci a trovartene privo
e non sei un arrivo, vero.
Sei un ibrido,
e il cielo è la lucertola piena di sole
quel corto amore all’ingrasso
come a veleno vortice sei
masso, greve trasposizione di nozioni
sei un bel filologo
Gallo Tibullo Quintiliano Orazio
un bel pezzo da venti.
E inventata ogni, con la gloria rituata
e l’ossesso algebrico che conta e ricama
con detta parola ti tocco
l’accento fa pesa la mano e
distribuite hai le prime e le ultime distanze
nella dimora medagliata
del dio nano.

 

(Inedito)

Silvia Molesini, Uno sente il cuore si spezza

Uno sente il cuore si spezza
ma resta intero
la vita spina sangue a ruscello
a mare
vanno via luci di stelle
in noi rimane
gambe e braccia spezzate
per davvero
ma un cuore spezzato, quello,
l’ hai inventato.

 

(Inedito)

Silvia Molesini, Vi hanno fatti che mancate di sguardo

Si vedono i migliori:
nottetempo sei riuscito a scappare
tu, giugno di breve poesia
allora loro ti colgono e
sento già i vari anticonform
chiedono “chi sono i migliori”?
lo chiedono a me! Vecchia porta socchiusa
come non lo sapessi che è una bella invenzione
come se non avessi visto il gatto mammone
fuori dalla porta del bar.
Circonfusi ad ideali bislacchi
signori del nuovo come nuovi santi
ah! e senza rispetto poi
attraversate le strade di tutti
solo avete vent’anni
e tutto il loro sudore
solo avete vent’anni
e non li vorrei riavere.
Ma ridatemi invece
vecchionamente balbetto
che vent’anni sono buoni a rimanere coraggio
e vent’anni sono buoni a percorrere testardamente
cose distrutte by way e rinnovare strade
gruppi corrosivi per la musica per l’âme
ah! ma se m’ero inventata il mondo prima
com’è che adesso me lo ritrovo addosso
smessa gabbia per polli, anticamera, solaio
com’è che adesso tutto sibila
e le vecchie paure sono fuori dalla
porta del bar?
Abbiamo fatto notte
dice Cenerentola scalzata
e dice bene lei, principessa meraviglia,
assiepata, assiepante totale
ha visto montagne ridursi a mollicine
e ha visto navi che partono la notte
con carico pesante di ferrimmenso furore
spargersi molle ad inquinare ascelle
modi-gente, lo capite scemi?
Lo capite, cazzo, che il mondo è la gente?
Che cambiate a sputare addosso
continuamente
senza provare un arrangiamento di rime
del vostro veleno bieco abbiamo fogne piene
s’assiema a tutti gli altri
ci incatena ci agglutina ci unge
uccelli impetroliati che siamo
e invece sguardi oltre
porterebbero mira/coli possibili
scrollatevi i vent’anni di dosso
basta ingurgitare fantamusica
vi hanno fatti che mancate di sguardo
accatastati in momenti qualunque
anticosmici
provate a resuscitare significati
provate ad intendere
che quelle coésie malvage
le abbiamo scritte noi,
i peggiori. Prima.

 

(Da Lezioni di vuoto, Liberodiscrivere Edizioni 2006)