Alessandra Familari, Estranea

E non mi resta nulla
di quelle mani invadenti
né degli occhi curiosi
come i miei che non lo sono mai
veramente. E mi resta il senso
di me
rapito da punto a punto
da un corpo:
materia momentanea
Poi come persiane altre mani
giungono, ritornano altre
e ti copri
senza farti toccare
lasci che la luce entri
ma non ti curi del tepore
che per un tratto, un brano soltanto
di evasione – non senti –
Poi torni in te
uno dei tanti
tu che conosci che sai
– di te
dell’altro – che non hai mai
saputo. E se senti ti senti
estranea, da umana
alle cose degli umani

 

(Inedito)

Alessandra Familari, Eppure un residuo

Eppure un residuo di voce trapela:
estinta l’acqua nel bicchiere
non si estingue la sete
torna atroce e nuova
come l’ubriaco del quartiere.
Così rincasa – in te – interminata
l’estinzione delle cose,
e ti schiudi allo spazio che entra
e non ti avvolge,
Sapiente silenzio si spande
puro nei pori delle porte
chiuse. Riempie la forma del vuoto
di un vuoto cosciente
E lì voglio stare
nello stralcio di luce
che dalla porta socchiusa s’infila
al confine tacito, schiusa
nello spazio d’aria di una fessura

 

(Inedito)

Alessandra Familari, Impallidisce la terra

Impallidisce la terra
se una scaglia di bianco
s’impenna, sboccia dal mare:
così il tuo viso si fa, Anima
se indovini tra i miei occhi
-non uno- quanti volti?
E qui prendi a camminare
Ed io di me uno dei tanti
che scelgo
che scegli
raccogli ora tra le mani
l’informe sedimento e
percorre righi antichi, svela i segni:
memorie sui tuoi palmi
E lì me in me s’adagia

 

(Inedito)