Maurizio Cucchi, Balcone

Seduto come un vecchio sul balcone
guardavo con invidia le volate
e poi le ricopiavo sul pavimento rosso.
Lei, forse offesa per la mia luna, mi diceva:
“Non c’è la mamma, ma è per poco.
Sembra che qui sei sulle spine,
ma perché?”

Perché c’è un arco chiaro, un’ala enorme
che ci tocca dentro, e io divento
quest’abulia sospesa e questo guscio
pieno di fessure.

 

(Da Poesia della fonte, Mondadori 1993)

Maurizio Cucchi, Forse ho imparato che nulla

***

Forse ho imparato che nulla
può spingerti fuori da questi confini.
Occorre dunque aderire al disegno,
obbedire ma con fierezza,
essere eroicamente parte che non si afferma.
Come tutti questi volti goffi
che ti stanno attorno, dappertutto,
e che non hanno un destino diverso.
Nella necessità, anonimi,
un attimo di gioia li ravviva,

li fa brillare senza volto, senza distinzione
oltre l’angoscia di sé,
del proprio quotidiano sfarsi e perdersi.

 

(Da La luce del distacco, Mondadori 1997)