Vittoriano Masciullo, ultima preghiera nel tempio di asakusa

ultima preghiera nel tempio di asakusa
so per chi cosa devi
piove rientri così scrivi
ma col tempo sai anche
questi senza fine giorni
irripetibili più feroci delle spine
infragiliti dalla tosse
col tempo sai la morsa del palmo
in silenzio formicolio che non si
più al buio di quella
delle analisi sangue o
linfa da parte terrei ti servisse
ma cresciuta non più libera
dalla luce suicida
col tempo sai
(vicino i fiori galleggiano
presto verso il bianco
che qui è l’addio)

 

(Da Dicembre dall’alto, L’arcolaio 2018)

Vittoriano Masciullo, Ma la ferita è nella benda

ma la ferita è nella benda
sulla carne non c’è piega
la macchia rossa è solo nella garza
il mare trapassa ma non sulla pelle
il male è nella benda
la malamacchia nel tessuto nell’ordito
la pelle non è non ha
bisogno di chiodi parole
che suturino si è rivelato l’impensabile
la bellezza non riconoscibile non esiste
e ora che l’abbiamo io e lei cosa ci
ricominciamo dal terzo sesso vuole
tra me e il sé c’è un abisso di coraggio

(Da Dicembre dall’alto, L’arcolaio 2018)