Cinzia Marulli, Ancora mi chiedo

Ancora mi chiedo
cosa farò da grande
mentre conto le rughe
che sorridono sul mio viso
mi ostino a non tingere
i capelli come se quel bianco
fosse il velo della prima comunione
cerco un abbraccio
lo cerco nello sguardo
di chi non ho ancora incontrato
poi mi specchio negli occhi di mio figlio
e ritrovo l’amore di mio padre
forse sono loro la ragione
il senso della vita
e questa parola
che a volte mi esce insanguinata.

(Da Autobiografia del silenzio, La Vita Felice Edizioni 2022)

Eduardo Lizalde, Poema del Agua Blanda

Poema del Agua Blanda

El viejo guerrero Aquiles,
era un hombre invulnerable,
pero uno de sus talones
era débil; lo demás
de su cuerpo semejaba
una armadura de carne,
una concha que lo hacía
parecerse a la tortuga;
y además, como el guerrero
fue un rápido corredor,
Aquiles era una mezcla
como de liebre y tortuga.

En la carne de los pobres
no sólo el talón es frágil:
ellos tienen todo el cuerpo
construido con talones;
por todas partes el hambre
los puede herir, pues carecen
de la coraza de Aquiles:
lentos son como tortugas,
vulnerables como liebres.

Pero no siempre el hierro ha de vencer.
Las rocas han dado al agua tantos cortes,
que la han hecho más líquida, más blanda,
han dejado tan débil su epidermis
que es muy fácil herirla:
la lengua del venado hiere el agua
sin siquiera sangrar,
una sola mirada indiferente
penetra varios metros en el agua
más turbia;
pero, a la larga, el agua,
espumosa y repentina como el perro bravo,
hace huir a las rocas del océano
hasta la costa,
las redondea y las pule para que a nadie
muerdan sus filos.

*

Poesia dell’acqua dolce

Il vecchio guerriero Achille
era un uomo invulnerabile
ma uno dei suoi talloni
era debole; il resto
del suo corpo assomigliava
a un’armatura di carne,
una conchiglia che lo faceva
sembrare una tartaruga;
e poi, siccome il guerriero
era veloce nella corsa,
Achille era come un misto
di lepre e tartaruga.

Nella carne dei poveri
non solo il tallone è fragile:
essi hanno tutto il corpo
costruito con talloni;
la fame li può ferire
ovunque, perché non hanno
la corazza di Achille:
sono lenti come tartarughe,
vulnerabili come lepri.

Ma non sempre il ferro deve vincere.
Gli scogli hanno fatto all’acqua tanti tagli
da renderla più liquida, più dolce,
le hanno lasciato la pelle così debole
che è molto facile ferirla:
La lingua del cervo ferisce l’acqua
senza neanche sanguinare,
un solo sguardo indifferente
penetra per diversi metri nell’acqua
più torbida;
ma, a poco a poco, l’acqua
schiumosa e repentina come un cane feroce
fa fuggire gli scogli dall’oceano
fino alla costa,
li arrotonda e li leviga perché le loro punte
non mordano nessuno.

(Da Tutto l’amore è sogno, a cura di Cinzia Marulli e Mario Meléndez, traduzione di Emilio Coco, prefazione e selezione di Mario Bojórquez, La Vita Felice 2021)

Blanca Varela, Parque

Cruza la araña
de sueño a sueño,
invisible puente
del día a la rama.
Torpeza de la mosca,
cristal sin alma.
El abejorro bebe,
la flor sangra.
El jardín es la muerte
tras la ventana

*

Parco

Attraversa il ragno
da sogno a sogno,
invisibile ponte
dal giorno al ramo.
Lentezza della mosca,
cristallo senz’anima.
Il calabrone beve,
il fiore sanguina.
Il giardino è la morte
dietro la finestra

(Da Pienezza dell’occhio (Plenitud del ojo) – Poesie scelte (1949-2001), traduzione di Emilio Coco, presentazione e selezione di Miguel Ángel Zapata, La Vita Felice Edizioni 2020)

Rita Pacilio, Si chiude in un palmo sbranato


Si chiude in un palmo sbranato
l’affanno struggente, stagione meridiana
di vendetta, nel mestolo rigonfio di pane
di pietra e acqua. Baci indifferenti
trascinano unghie dall’oriente vicino
nel viaggio, nel congedo che cancella
e verifica mille miglia perseguitate
dai vincoli paterni, il viaggio
del silenzio interminabile di quadrivi
senza affetto dove si spengono fughe
sventurate.
I muggiti e i pianti dei bambini si mescolano
ai labirinti esuli e pallidi e la maledizione
fa il resto nel sangue verde di lucertola
ferita sul marciapiede.

(Da Quel grido raggrumato, La Vita Felice 2014)

 

Blanca Varela, La muerte se escribe sola

La muerte se escribe sola
una raya negra es una raya blanca
el sol es un agujero en el cielo
la plenitud del ojo
fatigado cabrío
aprender a ver en el doblez
entresaca espulga trilla
estrella casa alga
madre madera mar
se escriben solos
en el hollín de la almohada
trozo de pan en el zaguán
abre la puerta
baja la escalera
el corazón se deshoja
la pobre niña sigue encerrada
en la torre de granizo
el oro el violeta el azul
enrejados
no se borran
no se borran
no se borran
si me escucharas
tú muerto y yo muerta de ti
si me escucharas
hálito de la rueda
cencerro de la tempestad
burbujeo del cieno
viva insepulta de ti
con tu oído postrero
si me escucharas

*

La morte si scrive da sola
una riga nera è una riga bianca
il sole è un buco nel cielo
la pienezza dell’occhio
affaticato caprino
imparare a vedere nella piega
sceglie spulcia trebbia
stella casa alga
madre legno mare
si scrivono da soli
nella fuliggine del cuscino
pezzo di pane nell’androne
apre la porta
scende le scale
il cuore si sfoglia
la povera bambina resta rinchiusa
nella torre di grandine
l’oro il viola l’azzurro
recintati
non si cancellano
non si cancellano
non si cancellano
se mi ascoltassi
tu morto e io morta di te
se mi ascoltassi
alito della ruota
campanaccio della tempesta
gorgoglio del fango
viva insepolta di te
col tuo ultimo udito
se mi ascoltassi

(Da Pienezza dell’occhio (Plenitud del ojo) – Poesie scelte (1949-2001), traduzione di Emilio Coco, presentazione e selezione di Miguel Ángel Zapata, La Vita Felice Edizioni 2020)

Rita Pacilio, La prigione di mio fratello

La prigione di mio fratello
ha le finestre sorde
esala l’anima ancora sbalordita
dalla paura del lampo
suoni di saluti nella campana
a morte
e sul collo il respiro che non vuole finire.

L’ecatombe ogni notte si maschera
impaziente il mormorio nei reparti
è illecito l’omaggio agli dei
si arriva sempre presto sottovento
menzogne e sacrilegi nascosti.

La prigione di mio fratello
è oracolo timido
probabile occhio spia
una pietra desolata
nella recinzione gli uccelli dormono
di là
nessuna barca esiste più.

(Da Gli imperfetti sono gente bizzarra, La Vita Felice 2012)

Cinzia Marulli, Voi credete che sia tutto così

Voi credete che sia tutto così
come l’immagine ferma di una foto
con i sorrisi sui volti di cera
ma dietro ci sono le cose invisibili
il tremare delle mani
le gambe che non sorreggono più
neanche il ricordo

e ogni cosa diventa peso
ma tutto questo è nascosto
in quel pannolone che si è portato via
la dignità della vita.

(Da La casa delle fate, La Vita Felice 2017)

Rita Pacilio, L’assenza ha una forma inquieta

L’assenza ha una forma quieta
dischiusa, indecifrabile, bianchissima
un tumulto di cellule nella gravità delle spalle
fino a riaprire un rumore spezzettato

fermato nell’ansietà del chiarore tra due costole
nello stesso istante piegate alla redenzione
mansueta. Sembra possibile la partecipazione
la prima appartenenza fuori da queste cose

in cui metto le mani, un bicchiere, un rosario,
un libro, tante voci e mai la tua.

 

(Da Quel grido raggrumato, La Vita Felice 2014)

Cinzia Marulli, Forse si avvicina al silenzio la parola

Forse si avvicina al silenzio la parola
e con un sussurro di vetro
vorrei parlarvi del vuoto
dell’assenza primordiale dell’anima
—di quella sospensione concreta del cosmo—
Quale colore tinge l’assenza?
Il vuoto è tanto assurdo quanto il tempo
è forse quella scatola dorata che contiene il niente?
Il vuoto lambisce il senso
irreale del dolore.

(da Percorsi, La Vita Felice 2016)

Alba Gnazi, A phone call

A un certo punto mi è venuta voglia
con questa pioggia che addestra al buonumore
come quel sogno che dentro ci stava lo specchio
con dentro me e lo specchio
e me che chiedeva allo specchio
Ma la poesia non è perfettamente inutile?

Con queste file sparite dal bordo degli incroci
una a una come la mole sguincia della Torre
storpiata dal grigio

mi è venuta voglia
scalando la marcia, pian piano
la curva
di chiamarla al telefono
per dirle quella cosa importantissima
che ora non ricordo, che ora la chiamo
ora la chiamo
quella cosa importantissima che è
sentirla rispondere
e sapere che sa.

(Da Verdemare – cronologia inversa di un andare, La Vita Felice 2018)