la tua rovina delega inazione lasciar fare
io non sono come te voglio dare le carte
e se dovrò scottarmi sarà col fuoco
che io stessa avrò acceso
ne hai appiccati d’incendî
perdeva l’equilibrio ansimava così
sono salita sulla specchiera ho puntato i piedi
contro il pilastro premendogli
il petto sul viso spingendo
strusciandogli la lingua sul collo negli orecchi
non c’è altro modo per farlo finire
quando finisce mi piace non solo
perché sembra un agnello ferito
perde le durlindane e posso finalmente
guardarlo dall’alto in basso ma perché
capisco d’essergli stata utile anche
se i capezzoli fanno sangue un sangue
denso nero e non posso orinare
per qualche ora tanto mi brucia sono cose
che passano ho tolto la mano per vendicarmi
della maga che continuava a sbirciare
lui ha intuito e ha gridato forte
ci siamo sempre capiti al volo senza
bisogno di parole gli voglio bene
per questo lei ha sbattuto tre volte
la porta per farsi sentire ho sorriso
e anche lui è tornato serio m’ha tirato
su il pigiama ha cominciato
a cullarmi frusciando una specie
di nenia nella sua lingua bella
(Da L’apparato animale, Robin Editore 2015)