Lorella De Bon, Partire adesso che ho perso l’udito

È da tempo ormai che le lucciole
hanno disertato il prato e le cicale
sotto lo scroscio non si sentono più.
Io me ne sono accorta solo adesso,
mentre ti bacio la fronte e annego
nei tuoi occhi: pozzi dove gettare
l’anima per metterla al sicuro.
Canne di palude soffiano in questo
silenzio malsano, a cui strappo
le ali per farne petali da appuntarmi
sulle cosce: sperando di fiorire senza
lapidi, come un cerchio concentrico
a lambirti i fianchi di brezza.
Ho tra le mani un nido senza piume,
ma non ti chiedo di partire se non
per la nostra casa. Partire adesso
che ho perso l’udito, che il tempo
fa sempre più rumore, che ogni mèta
può essere ricovero alle nostre mani
che ancora si cercano, che ancora
cercano tra i capelli quelle domande
inesperte: Che cosa faremo domani?
Domani sarà tardi per pescare
le lucciole nei prati, domani sarà
presto per appendere foto alle pareti
e chiederci chi siamo stati ieri.
Ed io sono solo una piccola cicala
che accumula cibo per l’inverno
dentro una scatola di vetro.

 

(Da Il sospetto di vivere, Albalibri Edizioni 2011)

Lorella De Bon, è tutto qui il meccanismo

È tutto qui il meccanismo
del dono,
il darsi senza prezzo:
farsi cronaca non è mai
vano – l’errore sarebbe
nascondersi al vento,
sperando
che nessuno ci fiuti.

 

(Da La geometria del volo, Albalibri Edizioni 2015)

Lorella De Bon, Voglio vivermi postuma

Voglio vivermi postuma
dentro un giardino
pensile, sospesa su precipizi
osceni come camelie
appuntate sul petto.
Può nevicare su Nuova Delhi,
avanzare il deserto in Siberia,
io devo sopravvivermi dentro
per colmare l’anima di ciò
che ancora non sono stata.
E quando sabbia riempirà
il mio tempo, girerò
la clessidra a ricominciare.
Ma tu, amami adesso,
mentre il rubinetto perde
goccia dopo goccia l’acqua
che un cielo adirato piove.
Attraversami in diagonale
e abbatti quegli alberi
che non hai saputo vedere
nei miei occhi di bosco.

(Da Il sospetto di vivere, Albalibri Edizioni 2011)