È da tempo ormai che le lucciole
hanno disertato il prato e le cicale
sotto lo scroscio non si sentono più.
Io me ne sono accorta solo adesso,
mentre ti bacio la fronte e annego
nei tuoi occhi: pozzi dove gettare
l’anima per metterla al sicuro.
Canne di palude soffiano in questo
silenzio malsano, a cui strappo
le ali per farne petali da appuntarmi
sulle cosce: sperando di fiorire senza
lapidi, come un cerchio concentrico
a lambirti i fianchi di brezza.
Ho tra le mani un nido senza piume,
ma non ti chiedo di partire se non
per la nostra casa. Partire adesso
che ho perso l’udito, che il tempo
fa sempre più rumore, che ogni mèta
può essere ricovero alle nostre mani
che ancora si cercano, che ancora
cercano tra i capelli quelle domande
inesperte: Che cosa faremo domani?
Domani sarà tardi per pescare
le lucciole nei prati, domani sarà
presto per appendere foto alle pareti
e chiederci chi siamo stati ieri.
Ed io sono solo una piccola cicala
che accumula cibo per l’inverno
dentro una scatola di vetro.
(Da Il sospetto di vivere, Albalibri Edizioni 2011)