Franco Buffoni, Il nostro antenato più antico

Se è la presenza della bocca
E dell’intestino
Ad essenzialmente definirci
Come organismi bilaterali,
È l’Ikaria wariootia il nostro
Antenato più antico.
Ritrovato tra i fossili australiani
Cinquecento milioni d’anni fa già presentava
Due aperture connesse da un tratto digerente
Un fronte e un retro.
Da lui sono venuti pesci anfibi
Rettili e mammiferi.
Dunque anche noi.
L’Ikaria è un verme.
Noi, forse, un glitch.

(Da Betelgeuse e altre poesie scientifiche, Mondadori 2021)

Franco Buffoni, La lunga nota medievale

Ma voglio quegli anni o gli anni nuovi,
Mi sorprendo a chiedermi: un
Tuffo nell’ignoto o la strategia del noto?
Da capo rivivendo quel nostro decennio
Con la testa di oggi,
O ritrovandomelo intatto a stordire?
Si ripresenta la fuga del padre
Perdutasi nel nulla verso oriente
Dopo che conventi e osterie
Bordelli e sacrestie
Mi ebbero accolto e scacciato
Nutrito e denunciato.
Poi apparisti tu, Jucci, e io…
Fammi almeno risentire
La tua lunga nota medievale,
Con quella in mente
Voglio trasmigrare.

(Da Jucci, Mondadori 2014)

Franco Buffoni, Il lancio

Il lancio

Ogni inizio è sempre difficile: suonano i violoncelli.
Ma non è il primo lancio che spaventa:
la morte di certe forme risolute
in bilico come incertezze tra gli alberi.
È quello prima del congedo,
ramo binario del sogno,
rimandato e trasmesso in veglia per ordine,
da ricoprire di foglie ogni ora.

(Da Poesie 1975 – 2012, Mondadori 2012)