Angelo Marco De Iorio, Muscoli antigravitari

Questa gita, questo giorno di vacanza
la vacanza di qualsiasi orientamento
qui giunge al ciottolato, a questo chiasso.
Da me avrei detto vanedda ma ora
è niente l’eloquio conta solo il sorriso
tenue condivisione in uno sguardo;
crearsi una pausa come questa, offrire un frutto
a uno sconosciuto, staccarne la scorza lasciando
gli spicchi liberi dal reticolato bianco e provarne
l’acidità; mangiare un mandarino quando inizia
la sete, così abbiamo truffato il tempo, solo
così ci siamo sentiti vacanti. Cercando differenze
tra quelle lisce identità di luce, fare il verso
al crudele snocciolarsi dei semi dei rosari
così il tempo ci fu leggero, vile dittatore
di raro conformismo. Staccate le palme delle mani
dal blocco ti tufo che ci sostiene, riprendere
la calata verso la piazza seminata a bancarelle
riprendere in sincro il moto circolare, tenere
con forza la spina dorsale issata verso la nuvola
della domenica e procedere e procedere

 

(Inedito)

Angelo Marco De Iorio, Nella chiusura

La sveglia mi ha uscito nel balcone.
Secondo alcuni, la Crusca avrebbe
legalizzato la transitività del mio corpo.
Un raggio trafigge lo schermo dell’ego
e ascolto il pianto delle case allarmate;
ma aprile non permette inquisizioni
arriva lento come un morbo.
Si sente da lontano l’aria che si scalda
ma le cose sono qui, nel centro della stanza,
come un mulo nel campo biondo.

 

(Inedito)