Giuseppe Carlo Airaghi, Non è compito della poesia

Non è compito della poesia
consolare il male dal proprio male.
Il compito semmai è nominarlo.

Dal fondo di ogni frase pronunciare
la cicatrice tenace, la confessione
che sappia scongiurare un’ingiusta condanna.

Le licenze poetiche sono errori
di sintassi; non tutto è perdonabile
malgrado la stipula di una tregua

per queste illegittime indecisioni
persino sull’accento esatto
oltre il quale andare a capo,

sulla fede da riporre nelle parole,
nella loro tangibile chiarezza,
nelle frasi che mettano a dimora

il senso basilare delle cose,
del luogo in cui già siamo stati,
di cui abbiamo perso il ricordo.

Dire ciò che ho imparato oggi
che ieri non sapevo è più facile
che dire ciò che oggi ho scordato

(Da Monologo dell’angelo caduto, Fara Editore 2022 )

Giuseppe Carlo Airaghi, Ogni accadimento di questa mattina

Ogni accadimento di questa mattina
sarà quindi un imprevisto calcolato,
compreso nel tragitto programmato,

una sbavatura del tratto sulla mappa
che distrae il percorso ma non l’inganna,
il pi greco scientifico da moltiplicare

per la distanza minima tra la sorgente e la foce,
l’esperienza che fa divagare il fiume
lo gonfia prima di giungere al mare

(Inedito)

Giuseppe Carlo Airaghi, Dicono che la natura dell’uomo segua

Dicono che la natura dell’uomo segua
le regole dei fiumi, persi in percorsi
tre volte superiori al necessario.

Presa la distanza tra la fonte e la foce
moltiplicata per pi greco, il risultato
è un dipanarsi di anse, deviazioni

ansie, timori di essersi perduto
matematicamente corrispondenti
alla strada esatta da percorrere

in questo sbandare di fiumi indecisi
verso il destino, il mare che attende,
preciso alla virgola come un teorema.

(Inedito)

Giuseppe Carlo Airaghi, Ora che tutto mi appare più chiaro

Ora che tutto mi appare più chiaro,
il velo della foschia si è sollevato,
dissolta è la miopia che mi induce

a provare vergogna nel chiedere
se quelle intuite all’orizzonte siano
nuvole basse o profili consumati di montagne,

quale sia la consistenza vera
sospesa tra l’immanenza dei monti
e l’evanescenza delle nubi.

(Inedito)