Consuelo Luzietti, A Roma

C’era la pioggia ad accomunarci al Colosseo
e noi, come lui, relitti di un altro tempo.
La pioggia batteva sul travertino e su di noi,
bagnati. Roma ci inghiottiva con la sua bellezza
sbiadita e viva e i nostri corpi cercavano la spensieratezza consumata.
Siamo stati lontani nella notte, poi vicini e di nuovo lontani.
Ma ora la pioggia e il senso (paura-speranza) dell’eterno
ci obbligavano alla vicinanza.
Le gocce evaporavano sul nostro viso.
“Ora capisco perché Roma è bella”
La metro ci trasporta come particelle che scompaiono.
Nei lunghi corridoi cerco la tua mano.
La gente ha consumato l’ossigeno e io
non sento più odori che mi ricordino il paese.
Penso a come sarebbe la mia vita se abitassi qui,
forse divorata da locali alla moda, o ingabbiata in borgate
ridenti o consumata dal grigiore dello smog.
Tu non saresti con me, perché appartieni ai campi
e io sono felice di abbracciare un girasole.

Ritorniamo a casa,
la pioggia ci segue.

 

(Inedito)