‘Non puoi pensare il tempo prima
del big bang’ dissero in tv. Ebbero torto.
Sta lì l’ultima, l’estrema ritorsione
del gomitolo, del tempo che visse sé stesso,
prima, della parola che sapeva dire veramente
la parola che nel canto fece il mondo
lo esplose in un acuto e glissò le nostre
vite – continuammo noi ma poi
dimenticammo e i nomi si dispersero.
Oggi esistiamo nel dopo, nell’inverso del processo
in una vita che si è fatta letteratura
disfatta in virgole, grafemi, stanghette
senza autorità che fingono d’immaginarla
questa vita non più vissuta non ricordata
– come me e te, i nostri sogni che
non osammo dire né creare
e il loro canto breve in balìa
dei pronomi di un condizionale.
(Da Soglie, Giuliano Ladolfi Editore 2018)