Un altro giorno spremuto in fretta
impastato intero ‒ un grumo ‒
dentro tutto il tempo del mondo,
scolora appena fino alla linea curva
del cuore, un’arancia d’inverno
data in pasto alla noia, acida.
Quel rosso che mi raggiunge sempre
come un maledetto monito
– non sprecare ancora le tue ore
non buttarle via come chicchi
di neve succhiati a metà –
adesso è un tramonto oltre
il vetro appannato di ombre:
sul tavolo resta affilato
il ricordo dell’alba, l’ennesima cui
non ho dato peso abbastanza,
per questa mia voglia di essere niente
in pace, dimentico a volte che esistere
è camminare sul bordo sbeccato
dell’orizzonte, fuori da questa ovatta
di nido appassito, ruvida quanto basta
a perdere anche la pelle.
(Da Tempo di Riserva, Ladolfi Editore 2018)