Mi scolo l’ultima e mi aggiro losco
nel centro storico che sembra un bosco
che al posto di alberi ha palazzi e pali.
Io questo vicolo lo riconosco.
Respiro a fondo ma per quanto inali
mi resta il fiato in gola. Nei frattali
della mia mente il muro e il tuo portone
sono gli stessi ma non sono uguali.
Si gonfia al vento intanto un gonfalone
granata; salgo al Duomo e al Trincerone.
Quante altre volte sparirai? La luce
scema e l’oscurità si ricompone.
Il vento mi urta e suggerisce truce
di andare là dove la via conduce,
cercandoti dove nessuno più c’è,
cercandoti dove nessuno più c’è.
(Inedito)