Fitta
come bosco d’acqua,
mi muovo densa
e lenta nello spazio
ingigantito del campo visivo.
L’altro.
Vetro sottile
il mio corpo è liscio, enorme
ottusamente sbatte
contro il limite tattile.
Salgo fluida
fino al punto ostile
in cui il mio elemento
lascia posto all’aria
e si fa scivolare giù.
Tra labbra e denti
nel tubo rigido della trachea,
sospinta da carne molle.
Fa caldo, ora
e sento il desiderio di essere
parola creatrice
di essere bevuta
ancora.
(Inedito)