Guglielmo Aprile, Sangue grigio

Niente è più solo
di un ascensore regolarmente funzionante
in un condominio di claustrofobici;
all’hotel dell’amore sono mesi
che non arriva posta, i meteoriti
cadono tutti su uno stesso punto,
hanno preso di mira un angolo del letto
sempre più freddo più assediato e scomodo;

ho un sangue grigio,
gli ombrelli sgangherati avrebbero molto da dire
sulla fine che ho fatto

(Da La strage degli aquiloni, Robin Edizioni 2019)

Guglielmo Aprile, Eros, figlio di Penia

Il testosterone fa incandescente
il tungsteno nelle plafoniere,
spacca i condotti delle serpentine
dentro le celle frigorifere;

una fame millenaria, da rettile,
va braccando orme su una calzamaglia
dai soffici pendii, risale il collo
liscio lucente della studentessa;

un branco irsuto sono gli occhi, in cerca
di preda, l’asfalto scotta, si scollano
i grappoli sul petto delle strade;
i sistemi di allarme dell’amore

suonano all’impazzata, ma io fingo
di dormire: so che fine abbia fatto
il sepolto vivo per sbaglio, quando
riprese coscienza e si spaccò i denti

sul silenzio zincato.

(Da La strage degli aquiloni, Robin Edizioni 2019)

Guglielmo Aprile, Le strade percorrono in tondo

Le strade percorrono in tondo
una capocchia di spillo,
invidio i cuori puri,
così bravi a non porsi domande
su dove le correnti conducano i banchi di plancton,
su dove vengano smaltiti
i contenitori di pile usate,
sui tempi di inoltro della corrispondenza
e sull’esattezza dei recapiti,
su chi dall’altro capo del telefono
annoti l’autolettura del gas;
e ogni strada è una spina conficcata nel cielo,
gli aquiloni non passeranno indenni
le inferriate più alte.

(Da La strage degli aquiloni, Robin Edizioni 2019)

Guglielmo Aprile, Invulnerabile

Come essere il primo caso di guarigione
mentre il contagio nella città è al picco.
Non fa paura la morte,
né l’indice permaloso dei casamenti a più piani,
per chi ha mozzato la testa al serpente con un morso.
Passa attraverso le sassaiole
come se non conoscesse la ceramica degli organi,
non ha bisogno di rimpicciolirsi, di stendersi pancia
[a terra,
mentre la cerbottana rotea
fischiando tra la folla.

 

(Da Farsi amica la Notte, Ladolfi Editore 2020)

Guglielmo Aprile, Emblema

La città è un emblema, questi corpi senza numero
così presi
a rimestare nella segatura,
a raccattare dalle intercapedini
una per una schegge di unghie e briciole,
a sfilare rimasugli di uccelli
impigliati tra le pale dell’elica,
a tracciare sulla sabbia volubile
una striscia di gesso che va a infrangersi
ai piedi del solito muro giallo.
Il macchinista deve aver bevuto,
il treno corre a caso,
senza una direzione, non farà
tappa in questa né in qualunque altra città,
non è diretto da nessuna parte.

 

(Da Farsi amica la Notte, Ladolfi Editore 2020)

Guglielmo Aprile, Countdown

1
Proroghiamo un debito con il sonno,
facciamo provviste per l’inverno,
ma nemmeno sappiamo se la cambiale
ci sia stata fatta slittare
di ventiquattro ore,
facciamo scorta di ossigeno
all’avvicinarsi dell’onda grossa, tutti gli sforzi
al massimo rinviano
di quaranta secondi
l’annegamento inevitabile.

2
La pellicola delle sigarette
si attacca ai polpastrelli
al momento di gettarla nella plastica,
l’energia elettrostatica
allaccia vincoli
tra le dita e una realtà transitoria;
tra poco il semaforo farà verde,
prolunghiamo i convenevoli
per respingere il freddo delle albe,
facciamo durare i preliminari
per non arrivare subito al dunque.

3
Evapora il soffione, non appena
ne accarezziamo il gambo
con la guancia: anche a noi toccherà a breve,
ma senza la sua grazia,
senza la scia profumata che lascia.

 

(Da Elleboro, Terra d’Ulivi Edizioni 2019)

Guglielmo Aprile, Riempire un ventre

Riempire un ventre
ad intervalli regolari, questo
il comandamento della macchina,
fare scorta
di ghiande e grassi insaturi, approfittare
delle cene comandate,
l‟orgasmo è obolo
a favore di un clero esoso, che ha
la sua brutale giurisdizione
su ogni cellula dell‟universo,
il primo regno di chi nasce
è piangere, la morte ha inizio
appena l‟ossigeno affonda la sua vampa rabbiosa
nel cigno dell‟imene.

 

(Da I masticatori di stagnola, LietoColle 2018)

Guglielmo Aprile, La fine dei dinosauri

Possono poco i divieti condominiali
quando la muffa
sgretola le ossa del calcestruzzo,
l’usura non deroga alla sua algebra
nemmeno di fronte alla saggezza dei planetari,
il carapace si sfalda
per effetto degli agenti atmosferici;
tanti amici fidati hanno d’un tratto
smesso di farsi vedere al biliardo:
congetturiamo
sulle possibili cause, chiediamo in giro
aggiornamenti sul loro conto;
il tempo che rimane
lo occupiamo a fare cancellature
e cerchi rossi alle diverse voci
segnate sulla lista del trasloco.

 

(Da Il Talento dell’Equilibrista, Ladolfi Editore 2018)