Piero Saguatti, Consonanti dure e consonanti calde

Calamite le catastrofi claustrofobiche, poi catarsi
di ceramiche crepate dai lembi convessi capovolti
da fare collimare completamente con le colle
e la calma certosina del carcerato chiuso nella cella

alcuna colpa cospicua concordante o accanimenti
la sola corrispondenza corrosiva della china
crea la cupa circostanza compressa che scarrella
sulla cima cerebrale complessa del comando

circa la cura del cerusico accertata di concerto
collabora al culmine il coraggio
corrobora il credito al contagio
la conta commovente delle coppie acclimatate

alcune concubine convogliate al centro
restano a cullarsi corrotte in cupida clausura
da censurare circa ai poco candidi costumi
così come si crede accade, coerentemente.

(Inedito)

Maria Laura Valente, Ci si lascia fare a brani

ci si lascia fare a brani
divorare
carne intatta che marcisce sull’essenza
masticata
l’orizzonte che s’inclina
il confine che s’incrina
poi la pioggia
dalle altezze disertate
piove sangue che non scorre
piove seme
sulle terre dell’inconscio
dalle crepe
il germoglio si protende oltre la soglia
per l’innesto
nei lacerti della polpa

(Inedito)

Guido Turco, Le brocche bianche

Le brocche bianche nei quadri metafisici hanno l’aria di essere piene di vuoto. L’effetto di straniamento quando non è a pagamento si esaurisce sulla tela.

Anche i tasti replay si estinguono.

Un’altra delle illusione del secolo scorso. Come i bollettini delle maree e gli avvisi ai naviganti.

Quando i pollini scatenano gli assalti, forse allora è tempo per nuovi tuffi. Per associazione con il cloro più che con le piscine.

Al telefono dicevi e non dicevi, chi verrà a cena non si darà troppa pena delle metamorfosi del mercaro del lavoro.

Eccoti, non ne puoi più, ma resta la tv e l’abbiocco disognato del pre-sonno sulla poltrona che era di papà.

(Inedito)

Cosimo Lamanna, Lo sapranno

Lo sapranno
Le rocce e queste cime
Il punto esatto del cielo
In cui approdano salvi
I miei pensieri
Ancora vivi

Sono sogni aerostatici
Parole imprigionate
Ingabbiate e finalmente
Libere di dimenticare
Il mio essere carne
Uniforme terrena

E tu, me lo sai dire
Di quale vento sarai soffio?

(Inedito)

Antonio Semproni, I bambini svolgono

I bambini svolgono
i compiti per le vacanze estive
al mare.
Traducono i messaggi
che provengono dal largo:
i genitori controllano i quaderni
prima di salpare.
Poi misurano le apnee degli adulti,
eseguono sottrazioni,
stabiliscono gli spread.
Infine scrivono un tema
sul tesoretto accantonato
dal papà
che torna a riva.
Chi commuove
ha in premio
maschera, muta, pinne
e una bombola d’ossigeno
che allunga la carriera.

(Inedito)

Nicola Fornabaio, Intervalli di riferimento

Le parole hanno fatto il loro corso.
Qui durano i libri letti e la paura
che ci ha sorpreso, lasciato soli.
Penso a come dire questa colpa
e la distanza che è nell’abbandono.
Ricomponiamo con calma ogni frammento
e poi diciamo sì al provvisorio.
Fuori comincia a piovere a dirotto.
Facciamoci bastare questo tempo
e arriviamo al punto necessario
di non farci ancora troppo male.

(Inedito)

Natàlia Castaldi, di tutte queste parole che raccolgono i seni nelle mani

[di tutte queste parole che raccolgono i seni nelle mani
come fossero il senso dell’acqua e del cielo tra le dita
e mostrano le cose così come sono sempre state,
intatte
quasi memorie ]
come se ritrovarsi non fosse altro che lettura,
e tutto questo fosse stato già vissuto in qualche misura,
sì, in qualche misura,
in qualche luogo]

(Da Scritture (2007/2013), raccolta inedita)

Lorenzo Foltran, Dormi con il ginocchio ben alzato

Dormi con il ginocchio ben alzato,
lanciata nella stasi della corsa,
sciolti i capelli al vento del cuscino,
come per caricarmi in campo aperto.
L’attacco è risoluto quanto calmo,
impeto silenzioso ma implacabile.
Isso lenzuolo bianco in poco tempo.
Prigioniero in esilio, a torso nudo
accetto l’armistizio del divano.

(Inedito)

Francesco Scapecchi, Adieu lonhtemps

Di’ addio ai tuoi giorni di ragazza
saluta il mondo:
la splendida solidità del quarzo
netto e brillante del suo sfarzo
si frantuma
in mille scomposti cristalli.
Dì addio ai giorni femminili tuoi
di bambola
al trucco, la cipria ed il rossetto
con cui disintegravi nello specchio.
Crescono teorie
alle quali imparentarsi e conformarsi.
Dì addio ai giorni d’intuizione
de l’infinita vanità del tutto
vissuta come un gioco, come un dono.
Saranno dei giorni il perdono,
seri doveri e le spiegazioni
dei semi e dei frutti delle azioni.
Preparati di presso
a perforare veli
scavare tane e squarci
nella trama che ti hanno detto
esiste.

(Inedito)

Francesco Buco, Eros & Thanatos

Il sesso l’ho scoperto in VHS
nel lato oscuro di una vecchia videoteca:
in bilico – fra titoli e scaffali –
laggiù, dove un velo di Maya
separava la famiglia Cuore
da un mondo fatto solo per adulti
pieno di outsiders.
In quel via vai di passi a luci rosse
tra pulviscoli di ciniglia,
sbirciavo minorenne per sfatare
l’iniziazione hard, la venatura sexy
dei pensieri. Mio padre, più concreto,
valicava lo Stargate
riaffiorando disinvolto e inalterato
con in mano il talloncino del noleggio.
Mentre fuori l’orizzonte brulicava
d’imminenti cataclismi:
pay-tv, dvd e famelici streaming…
ignaro e sopraffatto,
sotto il poster di Troisi,
fu all’ora X di un Venerdì 13
la prima volta che uccisi mio padre.

(Inedito)