Antonio Bux, 22-07-15-21:22

Le punte
più piccole
delle stelle gli archi
fragili e i cosmi
lasciati vuoti
per noi
sovrappongono
rapidi
aurore intere
vicino agli esseri
e le mani per un attimo
splendono
e gli occhi dominati
dai pianeti
dal silenzio di miliardi
di anni luce
scintillano
altrove e sanno
com’è minore
vivere
senza vedere
ciò che resiste

(Da Gabbie In Codice, Oèdipus Edizioni 2017)

Jorge Debravo, Yo no sabrìa decirte por qué amo

Yo no sabrìa decirte por qué amo

Yo no sabría decirte por qué amo
a todos los niños muertos,
a todos los ancianos
y a todos los enfermos.
Puede ser que mi alma sea tan blanda
que me la curve el viento.
Puede ser que yo escuche
la soledad de los que están muriendo.

Yo amo simplemente, hermana mía,
como si amar fue mi oficio eterno.
En este mismo instante yo te amo.
Amo tu voz, tu amor, tu pelo,
y sin embargo no sabría decirte
por qué llevo tu rostro
calado entre mis huesos.

Yo amo simplemente, hermana mía,
como si amar fuera mi oficio eterno.

Io non saprei dirti perché amo

Io non saprei dirti perché amo
tutti i bambini morti,
così come tutti gli anziani
e i malati tutti.
Sarà la mia anima forse così blanda
che il vento la riesce a curvare.
Sarà che io riesco a sentire, forse,
la solitudine di quelli che stanno morendo.

Io semplicemente amo, sorella mia,
come se amare fosse il mio compito eterno.
Io ti amo, in questo preciso istante.
Amo la tua voce, il tuo amore, i tuoi capelli,
e non so nemmeno dirti
perché io porti il tuo volto
qui dentro tra le mie ossa.

Io semplicemente amo, sorella mia,
come se amare fosse il mio compito eterno.

 

(Traduzione di Antonio Bux)

Antonio Bux, Vorrei che le mie poesie

* (Vorrei che le mie poesie
le leggessero i muratori
dopo la Peroni e il tangone

vivo di mortazza tra un rutto
e uno schioppo di Diana Rossa
magari sospeso su una trave

con la pancia spudorata
un muratore a bestia leggerebbe
una mia poesia senza cielo)

Ad un certo punto della tua vita
hai scritto poesie per tenere

promessa a quel vecchio
scrutatore di un altro futuro

e ora non c’è via di fuga
scrivi poesie per tornare in te

stesso o nella tua vera colpa
anche se scrivere non è fare

ma diluire il nero procedimento

sarà stato marginale resistere
se l’esistenza è danno scrivendo

 

(Da Gabbie in codice, Oèdipus Edizioni 2017)

Antonio Bux, 24-07-2015-18:47

La reticenza
delle nuvole

vederle crescere
e sparire

nell’aria di cisterne
opache sono lapidi

Icari morti
di solitudine

 

(Da Gabbie In Codice, Oedipus Edizioni 2017)

Antonio Bux, Due ombre si assomigliano se smettono

Due ombre si assomigliano se smettono
d’imitare luce proseguendo nell’abbaglio
ma se crescono per caso come un segno
presto o tardi poi ripiombano sull’orlo
d’esser simili al nero che confonde
senza fondere davvero ma sbiadendo

 

(Da Sativi, Marco Saya Edizioni 2017)

Antonio Bux, Ininterrotta

Ininterrotta
(Vieste, Litoranea)

Cos’è il mare, protezione
naturale d’altrove, ventosa
di un abisso di luce o solo
ventre parallelo di un cielo
sempre distante mai stanco
d’esser sonda prepotente o
matrice compromessa sul fondo?
Cos’è il mare, chiedilo al dio
rovesciato nell’acqua, chiedilo
a lui, ti risponderà: è adesso.

La mente radice d’albero
risorge ad ogni nuova aria.
Cicli perenni si affievoliscono
ma nella prima spiga
cerchia l’assoluto il suo stare
all’amido del midollo terreno.
Non è un rito che si ripete
ma un volontario disseminare.
Qualcosa di dio manca.
Però esiste, si vede mentre
spoglia via le coste.
Ma come ha fatto tutto
infinito e solo l’umano
a metà? Il pensiero di questo
è troppo grande.
Ed è bontà del vuoto
l’attimo che corre.
In ciò, più non riconosce.
Tramandato il mondo,
resta una mano tremante.

(da Kevlar, Società Editrice Fiorentina, 2014)