Carlo Gregorio Bellinvia, Forse

Tutto qui, io credo. Per questo
non invio posta né desidero
traccia di alcun tipo
dal mondo. Cancello
sempre l’email malformata
che non distingue tra Uomo
e uomo negli indirizzi. Scanso,
evito, prevengo. Non possiedo
riferimenti, come
in quei treni incrociati,
non so se sia io in fuga
o se sia solo l’altro
carro in moto. Ma è facile,
alla fine basta valutare
le margherite uniche,
ferme, ai bordi del binario.

(Da Omissis, Arcipelago Itaca Edizioni 2021)

Antonio Francesco Perozzi, Lo spettro visibile

È apparso il giorno come una cosa
frontale, e prima del previsto. Lecci da poco
si scartano dalla collina che è l’occhio
di noi, le case salite, la strada che.
Mai si sarebbe pensata tutta l’aria
– scarsissima – evaporata tra gli organi
che guardano fuori e appunto il fuori
ora così reattivo alla pelle, grosso, dentro cui.
Difficilissimo spiegare come (droga
degli angeli) si è fatta la pietra (reale), la valle
(reale), la scommessa ormai presa per viaggio.
Così chilometri nell’orizzonte uno scarabeo
si verifica: è lui, primavera di carne che
entra per sempre. È lui, è spostato
qualche secondo in avanti rispetto
al proprio spettro.

(Da Lo spettro visibile, Arcipelago Itaca 2022)

Gianni Iasimone, Una zattera

Una zattera, un tronco fradicio, una tavola da muratore alla deriva
nelle correnti del non far più niente.
Che venga la tua forza
a salvarmi dall’affondamento, dal comune destino.
Dall’eterno silenzio.

Intanto resisti,
carico della speranza. La riva è vicina.
Esiste, malgrado me,
malgrado questo mare.

Questa profonda assenza, vuota distanza.

 

(Da La Quintessenza, Arcipelago Itaca Edizioni 2018)

Alessandro De Francesco, Viene premuta la superficie rigida

viene premuta la superficie rigida e perlacea questo sole viene come una consolazione che ondeggia sopra il rilievo formato da un agglomerato che sembra carne premendo ancora questo sole viene come una consolazione l’agglomerato si sposta ai lati della superficie e questo sole viene come una consolazione copre quasi la curva resa obliqua dalla pressione esercitata il sistema perturbato sembra questo sole viene come una consolazione modificare il proprio ritmo respiratorio la successione dei differenti stati di questa materia organica questo sole viene come una consolazione avviene in un silenzio quasi totale interrotto solo da questo sole viene come una consolazione fruscii dovuti alla pressione e ai movimenti dell’agglomerato

 

(Da (((, Arcipelago Itaca 2020)

Carlo Giacobbi, Alle vittime dell’Holodomor

Alle vittime dell’Holodomor

È disquisire sul vello della capra –
sofisticheria d’accademia, fare a quarti
il capello ascrivere ad estirpazione di genia
ad animo di estinguere dei Pugni il seme
o a collaterale effetto di scellerata economia
la primigenia intenzione di Koba.
Il dato, la messa in conto, per favore –
il risultato: ben si dica genocidio consegnare
ad inedia la moltitudine laboriosa, la recalcitrante
etnia produttiva all’organizzato
sistema di razzia della proprietà sudata.
E già – si capisce – cavare due patate, cogliere
un cavolo, la bocca sulla terra tutto l’arco
del sole – chi non vede, in questo, al popolo
insulto, le campagne al capitale?
Estreme, superstiti voci, fiato torto che il groppo
assottiglia, neanche ridirlo all’infinito
capacita, non c’è pietra
– non esiste – da sovrapporre allo strazio –
a vivere mille anni resterebbe
il primo mortuario pensiero del mattino.
Subumane, quasi esalate parvenze, fuscelli
al vento, nel ciondolarsi di crani
casuali alle vertebre, becchi adunchi –
strabismo d’orbite, strascinati inconsci del dove
tra ammonticchiati esamini sulle strade
o quelli sui carri o nelle tombe d’isbe
che furono un fuoco, un pane.
La bambina scomparve, andai a casa sua –
mozzata la testa, il corpo nel forno.
Il neonato per ore a tirare dallo straccetto del seno –
viene niente e litanico piagnisteo scempia chi lo ama
la testina sull’albero e silenzio, sangue rappreso
su scheggiati ossicini e radi ciuffetti.

 

(Da Oltre il visibile, Arcipelago Itaca 2019)

Anna Maria Curci, Quartina XXIX

XXIX

Quando mi troverai già sfilacciata
dalla tua attesa inerte, mio poeta,
bollandoti la fronte penserai
che mai io sono innocua, io parola.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2019)

Anna Maria Curci, Quartina VIII

VIII

Nell’interludio tra le glaciazioni
s’inorgoglisce l’uomo, si fa centro.
Pesce rosso nella boccia di vetro
è invece e a malapena se ne avvede.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2019)

Carlo Giacobbi, L’impegno di gioire

Benedico il giorno, prometto
d’aggirarmi meno lupo, sto alla luce
che è, alzo un saluto, mi accorgo
a poco a poco, d’essere nel mondo
assumo l’impegno di gioire.

(Da Oltre il visibile, Arcipelago Itaca 2019)

Maria Lenti, Fedra a Ippolito

Giovane che sfreni i cavalli,
ti ha colpito la paura non il rimorso,
la mia possessività non la tua Antiope.
Cercami ancora.
La stella del mattino e della sera,
Afrodite,
ti accompagna.
Ti è colomba al fianco.

Giulio Maffii, Il balbettio ferisce più del silenzio

Il balbettio ferisce più del silenzio
Non c’è segno di presenza
la gelida fondamenta del miocardio
risucchia la parola e ogni mutamento
Non è poca la rinuncia o l’offerta
di tempo a un altro tempo
Si nasce si cresce si disprezza
La sopportazione è una forma d’amore silenzioso
non confonderla con le radici
memoria a memoria vanagloria
Siamo tutti legati a pezzi di placenta
I figli appartengono a se stessi
non all’assenza del padre e alla sua storia
La sentenza è sempre stata freudolenta

 

(Da Angina d’Amour, Arcipelago Itaca 2018)