Qui non c’è corpo
non c’è un filo di luce da infilare gli aghi
da cavarsi gli occhi, non c’è lingua
che mangi le parole, da scavare il petto
c’è un buco a forma di peccato
un vuoto esilio, suono assoluto
da stare piegati in due centimetri
di terra, a guardarsi i piedi
da cavarsi gli occhi
non ricordo nulla dei rammendi
dei miei ritagli, solo pause
irregolari, da tremare in testa
da scordare il mondo
(Da perlamara, Marco Saya Edizioni 2019)