Sonia Lambertini, Qui non c’è corpo

Qui non c’è corpo

non c’è un filo di luce da infilare gli aghi
da cavarsi gli occhi, non c’è lingua
che mangi le parole, da scavare il petto

c’è un buco a forma di peccato

un vuoto esilio, suono assoluto
da stare piegati in due centimetri
di terra, a guardarsi i piedi

da cavarsi gli occhi

non ricordo nulla dei rammendi
dei miei ritagli, solo pause
irregolari, da tremare in testa

da scordare il mondo

 

(Da perlamara, Marco Saya Edizioni 2019)

Sonia Lambertini, Per sottrazione mi ripeto

Per sottrazione, mi ripeto.
Due passi in avanti
conto fino a tre
mi guardo alle spalle
e vedo che non sono
mai arrivata più in là del sei.
Il chiodo fisso di controllare le cose
con la matematica, un movimento:
meno anni, meno possibilità
meno tempo e luce
e poche parole
corte, le preferisco.
Il segno meno è una linea orizzontale
una lama sul collo,
un peso insopportabile.

(Da Danzeranno gli insetti, Marco Saya Edizioni, Milano, 2016)

Sonia Lambertini, Tagliatemi le mani, la corolla

Tagliatemi le mani, la corolla

tagliate i ponti, la coda del serpente
le antenne pettinate della bella di notte.

Tagliate la strada all’architetto, i suoi calcoli celesti
seguite il volo della foglia, ala gentile degli uccelli.

Tagliatemi il respiro, il calice leggero del sonno
pesate le pietre argento a metà nel petto.
Tagliate la lingua al merlo, il suo canto arriva ai morti
mangiate il grano nero che ho rubato dal becco.

Vesto il giglio rosso della Landstrasser
estetica del pensiero, dice l’architetto
una strana filogenetica la mia, vita di un petalo
pianta annua a vita breve, mostro denti profumati agli scarabei.

 

(inedito)