Monica Silvestrini, Piazza Salandra

Arrestando foglie nel tramonto
innato che l’arancio nel bianco
estende e uguali giri di ruote
riceve alle cinque nella finzione
di un paese che cela un segreto
nella piazza.

Quale invisibile segreto rinfrescato
dall’afa vecchia dall’acqua
delle fontane antitesi all’immobile
capolavoro difeso dall’obelisco.

Trame umane intersecatasi nell’ora
lo rivelano nel divenire esteso
lungo la viva chianca o nel volo
degli uccelli a cercar lo scalpellino
che la lanterna aiuta a lenire la ferita.

Nell’Attesa.

(Da Il Ponte di Revery oltre il visibile, Giovane Holden Edizioni 2017)

Monica Silvestrini, Io sono parola

Ora io sono parola e mi apro a ventaglio
nei miei modi miei piaceri e fogge
sia dubbiosa che certa
con gli accenti sulle delizie
o schiva o audace con corteggiatori
altri elementi in attesa
io porto tutte le stigmate e le lune
i segreti delle pietre
e le vie dell’errore
io sono la parola della gioia
che di sé si sorprende e in sé si esaurisce
nascendo morendo temeraria
o nell’umiltà di un bacio schivo
tremante e sospesa nel buio
e infuocata nelle viscere della terra
una senza altro e temo
il liquefarsi dell’essenza e la lode incoronata
e m’avvolgo in un tabarro se m’aggiro tra le mura.

 

(Da Il Ponte di Revery oltre il visibile, Giovane Holden Edizioni 2017)