Anna Maria Curci, Sale

Stanza tutta per me è un’espressione
che aggrinza le mie labbra ad un sorriso.
Di rimpianto, tu dici, tu che sai
che l’esclusiva sempre fu preclusa.

Invece l’ho trovata, l’ho inventata
in fogge disadorne eppure piene.
Due reti e un cassettone a soggiornare
con Il trono di legno e La ricerca.

Accolse una poltrona grande e lisa
gli esercizi sgraziati alla chitarra.
Ora è un ramo proteso di ligustro
a guidare lo sguardo, ogni risveglio.

Nelle sale remote puoi entrare
a patto di scostare le cortine
di sfondare i tramezzi in truciolato
di sopportare il peso d’esser sale.

(Da Opera Incerta, L’Arcolaio 2020)

Anna Maria Curci, Iris indaco

Tenue e tenace sogno solitario
iris indaco aroma della cerca
ombroso nella prole variopinta
bivio tra sensi desti e l’oltremare.

Ti invoco ancora e già torna la sera.
Distendo le narici rattrappite
da frenesie di smerci afrori spicci.
Aspiro e al fondo guidi l’immersione.

Tu rannicchiati dentro l’anagramma,
cerca lo schermo, cerca il nascondiglio.
Pure ti scoveranno, non badare
alla torma dei cani, avido strazio.

(Da Opera Incerta, L’Arcolaio 2020)

Anna Maria Curci, Quartina LXXVIII

LXXVIII

Come a un calzino rivoltato in dentro
vado tastando buchi e cuciture
a te, mistero, decriptato a sbafo,
che ritorni per essere incompreso.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2020)

Anna Maria Curci, Può un acquerello urlare a chi lo guarda

Può un acquerello urlare a chi lo guarda
o resta il suo colore falda piatta
arrangiato conforto all’emergenza
alla simulazione dello scoppio

che s’offre come rito prepagato
– basta una coda al bancomat, è fatta –
centrifuga risciacquo asciugatore
di commedianti lacrime d’autore?

La diceria dell’angelo che guarda
prova da tempo a farsi mio custode.
Se è un canto dal silenzio o di sirene,
sta tra l’ugola e il tubo digerente.

 

(Da Nuove nomenclature, L’arcolaio 2015)

Anna Maria Curci, Quartina XXIX

XXIX

Quando mi troverai già sfilacciata
dalla tua attesa inerte, mio poeta,
bollandoti la fronte penserai
che mai io sono innocua, io parola.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2019)

Anna Maria Curci, Quartina VIII

VIII

Nell’interludio tra le glaciazioni
s’inorgoglisce l’uomo, si fa centro.
Pesce rosso nella boccia di vetro
è invece e a malapena se ne avvede.

(Da Nei giorni per versi, Arcipelago Itaca 2019)

Anna Maria Curci, Canti dal silenzio, IV

A geometrie e congegni tu t’affidi

e la forma conclusa ti conforta
anestetizza il balzo o il suo pensiero
lenisce le ferite ancora in nuce.

Ma la terra di mezzo o la sua striscia
di sabbia flutto rabbocco pontile
ha le braccia conserte e semoventi
ghigna gorghi nella mano a conchetta.

Allestisci il traghetto lo decori
traccheggi e sbocconcelli (non mittendus!)
ti siedi sulla riva. I canestrari
ti passano davanti e tu li invidi.

(Da Nuove nomenclature e altre poesie, L’arcolaio 2015)