Emanuele Martinuzzi, Non assomigli a nessuna

Non assomigli a nessuna parola,
sei dettata in caratteri che amano
tacere, corretta dall’assurdo
nella grafia amara dei miei notturni.

Qualcosa di te si è intinto e dissolto
in ciò che ho di più fragile e antico.

Pensavo il tuo amore precedesse
ogni meraviglia o fosse un poema,
di là da venire, un’infanzia eterna,
ed invece è lo stesso inchiostro che mi scrive.

(Da l’oltre quotidiano – liriche d’amore, Carmignani Editrice 2015)

Emanuele Martinuzzi, Perla

Se non fosse per l’architettura assente
di queste stelle, giunte al buio come questue
di nubi, non ci saremmo eclissati, nuda
preghiera che brucia, l’uno nell’altro.

Se non fosse per i nomi di queste pietre,
martiri che brancolano nei nostri sguardi
come aridi gorghi, non saremmo
letto di fiume, l’uno per l’altro.

Radici di vuote mani il tetto che ci custodisce,
polvere il simulacro del nostro viaggiare,
calice rotto il ventre, l’ebbrezza del nostro riposo
insonne e morente.

Quello che cerchiamo è il calore di perdersi,
una parola in rovina che annaspi nel sentimento,
ira e fuga, mosaico di labbra, aurora
dipinta con ciò che scolora.

(Inedito)