Enrico De Lea, Era oltre

Era, oltre
il pizzo della Mola, luce
un suo riverbero una specie
di aura notturna a corona,
Taormina, il paradiso molle
visto dal Bastione, immaginato,
si venerava la santità del peccato.

 

(Inedito)

Enrico De Lea, Solennità apparenti, installazioni, schianti

(esistono, le luci!)

esigono le luci occhi a fessure e le luci
ci sono genitrici, pronube agli archi,
archi del cotto e della pietra levigata
nel ritaglio santo, archi di case
che chiamano le chiese
solennità apparenti, installazioni, schianti

*

appaiono costruzioni improvvise
sotto le rocche del cavo canto,
di calcara e fornace fiamma morta,
di sorella spinosa sopra l’acqua,
l’arsura rimediata come scavo
dopo le sorgive del canneto alto

*

a rami, a rami costruivi l’apparenza
e la salvezza dell’acciuga
nel cotto delle madri, e dei padri estimatori
di raccolti da ammasso per il tempo –
allo schiocco delle cadute improvvise
c’è una salita verso l’alba dei vigneti

 

(da La Furia Refurtiva, Vydia editore 2016)