Ti ho vista salire le scale
nei passi di un’altra
e del tuo riflesso ho colmato
un istante di vuoto.
Quando, edera muta, tu invadi
le crepe di questo mio muro,
non mi resta di me che maceria.
(Da Fin qui visse un uomo, Interno Poesia 2020)
Ti ho vista salire le scale
nei passi di un’altra
e del tuo riflesso ho colmato
un istante di vuoto.
Quando, edera muta, tu invadi
le crepe di questo mio muro,
non mi resta di me che maceria.
(Da Fin qui visse un uomo, Interno Poesia 2020)
E non mi scuote il punto di domanda:
che il peccato sia un dono o una colpa
è il dilemma del folle,
che l’amore sia un fiume
cui manca la foce – o la fonte –
è l’inganno del mite.
Questo mio sopravvivermi invece
non trova risposta
tra la polvere e i piatti di carta,
nell’istinto dell’acqua e del sonno.
E si nutre – spiraglio taciuto –
del tiepido gelo
d’esser qui, ma per sbaglio.
(Da Fin qui visse un uomo, Interno Poesia 2020)