Potevamo finalmente venire a patti
prendere insieme un aperitivo in piazza
calcare le botteghe dei vasai
le gallerie nei musei
attendere la programmazione di un nuovo film
avere un viso meno ossidato del tempo
tagliare i fari all’incrocio della strada
abbassare i vetri alle stelle della notte
e gridare a crepacuore
il rigore di un Dio d’acciaio
non stare fermi come i manichini nelle vetrine
o le luminose puttane di Amsterdam
ma aspettare le albe con le tracce
di altre voci di altri visi
per vivere più lungamente
a quel bacio che tu mi hai rubato
come se fosse stato tutto
maledettamente banale e clandestino
sul tuo passaporto oramai zeppo
di timbri e speranze.
(inedito)