Giulio Maffii, Il balbettio ferisce più del silenzio

Il balbettio ferisce più del silenzio
Non c’è segno di presenza
la gelida fondamenta del miocardio
risucchia la parola e ogni mutamento
Non è poca la rinuncia o l’offerta
di tempo a un altro tempo
Si nasce si cresce si disprezza
La sopportazione è una forma d’amore silenzioso
non confonderla con le radici
memoria a memoria vanagloria
Siamo tutti legati a pezzi di placenta
I figli appartengono a se stessi
non all’assenza del padre e alla sua storia
La sentenza è sempre stata freudolenta

 

(Da Angina d’Amour, Arcipelago Itaca 2018)

Giulio Maffii, I morti stanno rinchiusi di giorno

I morti stanno rinchiusi di giorno
la notte mangiano frutta
Salivamo all’ultimo piano
e ti chiedevo
cosa incantava la vista o la vita sui tetti
Erano sintomi mi spiegasti
non Yadruvava
il sole non mi avrebbe rapito
e trasformato in uccello
tornai spazio dentro
lasciando un po’ di tempo
gocciolare sul granito delle scale
Il condominio grondava silenzio
e noia e radioline e stanze
ipocattocrisia e voci
la domenica pomeriggio
quando anche dio
chiude il portone

 

(Da Misinabì, Marco Saya Editore 2014)